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Non vorremmo deludere le aspettative di Luigi Di Maio. Le sconfitte fanno male a tutti, ma francamente non ci è piaciuta la sua reazione: “Io ero perplesso sull’alleanza, dobbiamo diventare autonomi”.

Sinceramente non è bello per due motivi. Il primo: se l’avevi detto e lo pensavi, dovevi essere conseguente. Il secondo: non è vero perché la discesa del Movimento cinque stelle è iniziata prima e proseguirà dopo. Non c’entra l’alleanza con il Pd, ma la drammatica assenza di contenuti, l’avvilente incapacità di governo, gli annunci dal balcone che non hanno abolito la povertà.

Prenda coscienza dei propri errori Di Maio e ricominci dall’operazione verità lanciata da questo giornale sulla ripartizione della spesa pubblica tra Nord e Sud del Paese. Altro che reddito di cittadinanza, la battaglia da vincere è quella della restituzione del maltolto in termini di spesa sociale e di investimenti per le infrastrutture di sviluppo. Oggi per gli asili nido, zero euro al Sud, qualcosina è successo. Siamo orgogliosi di questo risultato, significa che si può cambiare.

Non si tratta di chiedere elemosine ma condizioni dovute di parificazione di diritti sociali e di ambiente infrastrutturale per consentire all’Italia intera di rialzarsi. Avere sottratto in un decennio 61 miliardi l’anno al Sud, attraverso il trucco della Spesa Storica, per regalarli al Nord assistenzialista ha fatto il male di poveri e ricchi. I due unici territori europei che non hanno raggiunto i livelli pre-crisi sono le aree forti e le aree deboli dell’Italia, non le prime a causa dell’arretratezza delle seconde, ma entrambe. A furia di scavare nel bilancio pubblico, il Nord ha perso il principale mercato di consumo interno dei suoi prodotti e si è impoverito. Se non si spezza la spirale perversa avremo la colonizzazione franco-tedesca-cinese del Nord e la deriva del Sud in un Mediterraneo di cui avrebbe potuto essere la guida e il motore.

Ci ha colpito viceversa la proprietà con cui Giorgia Meloni ha esposto, nel salotto di Porta a Porta, i numeri verità sulla squilibrata distribuzione della spesa pubblica. Misurano la miopia delle classi dirigenti italiane e la febbre contagiosa che debilita la crescita e può condurci fuori dal novero dei Paesi industrializzati. La Meloni avrà il suo da fare perché la Lega alleata di Salvini si confronti con la forza dei numeri e, soprattutto, convinca i suoi Governatori del Nord a dire una buona volta la verità ai loro cittadini. Però, parla di investimenti al Sud come priorità italiana, la Meloni, e lo fa a viso aperto. Sinceramente, in mezzo a tanta ipocrisia e tanto infantilismo, quella cocciutaggine è il piglio che vorremmo condiviso dall’intera classe politica italiana. Di governo e di opposizione. Nessuno può illudersi di fare ripartire l’Italia senza abolire la Spesa Storica che abolisce il Mezzogiorno. Il bisticcio di parole è voluto.


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