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Mario Draghi

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Spendete, spendete, spendete. Mandate gli assegni a casa. Date la garanzia di Stato alle banche e un calcio nel deretano a quei direttori di filiale che sono fatti tutti con lo stampino di chi i soldi li vuole e non li dà. Serve un gabinetto di guerra con una squadra di uomini di guerra per dare liquidità alle imprese, salvare il reddito e il lavoro degli italiani. A ogni costo. A chi parla di deficit, di debito e di titoli pubblici da collocare, abbiamo detto e ripetuto, il Presidente del Consiglio deve rispondere con uno sguardo di sufficienza. Li farà impazzire e li aiuterà a capire. Siamo in tempi di economia di guerra determinata da una crisi sanitaria globale. Siamo al nuovo ’29 mondiale dove tutti sono coinvolti. Serve nuovo debito pubblico comune per cancellare i debiti privati e evitare la Grande Depressione.

Martelliamo dall’inizio di questa Pandemia. Nessuno di chi ci governa si permetta di dire ora che deve attendere l’Europa. Questa Europa di piccoli uomini ci fa ribrezzo. Olandesi e austriaci vanno presi a schiaffi. Dicono senza vergognarsi che non vogliono pagare i debiti degli altri, ma non hanno pagato mai un euro per nessuno. Al massimo hanno beneficiato dei tassi bassi pagando poco sui loro debiti. Sono così meschini da non rendersi conto che siamo di fronte a una catastrofe mondiale sanitaria di cui nessun Paese europeo è colpevole e che è assolutamente urgente lo sforzo di risorse comuni per affrontare un problema gravissimo comune. Chi glielo spiega a questi bucanieri da quattro soldi e alla loro cricchetta di amici austro-asburgici che  se non riparte l’economia reale la loro presunta ricchezza va in fumo? Lo capite, è semplice, che tutti i servizi assicurativi e tutti i brevetti con cui fate la bella vita sono basati sulla capacità di produzione degli altri? Nel mondo l’Europa ha una sola faccia: è quella di Mario Draghi. L’uomo che ha salvato l’euro con tre parole e che li tiene ancora tutti in vita da casa sua. Poche balle. È ora di semplificare le cose e di fare “senza esitazioni” quello che ha detto con la consueta lucidità in un articolo pubblicato dal Financial Times e da noi riprodotto all’interno. Non c’è alternativa a combattere la guerra mettendo in comune le risorse e usando il debito pubblico per proteggere l’economia. Per evitare che alla ecatombe di vittime si aggiunga l’ecatombe del lavoro.   È interesse di tutti un grande piano di ricostruzione della sanità e della ricerca europee, finanziato con titoli sovrani europei, un progetto comune di diffusione della tecnologia che metta al centro i giovani.

Questo non altro serve all’Europa e bene hanno fatto italiani e spagnoli a non firmare pateracchi. Questo è un problema di tutti perché tutti sono colpiti e appaiono insopportabili in questo frangente olandesi, austriaci, finlandesi e, a mezza bocca, tedeschi che hanno la faccia tosta di dire noi abbiamo la possibilità di uscirne da soli perché siamo stati formiche quando voi siete stati cicale. C’è tutta la inadeguatezza culturale di una classe dirigente del Nord Europa che non riesce neppure a capire che la Grande Depressione sbatterà sullo stesso identico muro e con la stessa identica pesantezza formiche e cicale. C’è qualcosa di profondamente offensivo se non razzista in questo ragionamento perché si vuol far credere che qualcuno vuole fregare qualcun altro.

Non è così perché l’Italia ha i conti in ordine e un debito sostenibile, ha sempre onorato i suoi impegni. Non come i tedeschi che per non pagare il loro debito con il resto del mondo dopo la prima grande guerra hanno regalato alla terra prima la grande dittatura e poi la seconda guerra mondiale. Senza peraltro mai onorare, loro sì, gli impegni assunti. Hanno fatto bene italiani e spagnoli a prendere di petto la situazione: o si fa l’Europa o si muore. Almeno sarà chiaro chi sono gli omicidi, chi ha premuto il grilletto della pistola.

Nel frattempo in casa nostra nessuna esitazione, fuori gli uomini di pace dentro gli uomini di guerra. Non si lasci a terra nessun lavoratore privato e si vari un mega piano di investimenti con società di mercato di capitale pubblico, si faccia debito pubblico a volontà per sostenere e fare rinascere un capitalismo privato italiano addormentato. Si pongano le basi per la ricostruzione economica dell’Italia e salvare il lavoro. La guida della commissione europea, del Mes e della Bei è in mani tedesche. Se ne mettano una insieme sulla coscienza e facciano quello che ha già fatto la Lagarde alla Bce. Marcia indietro totale e a stretto giro. Vero, cancelliera Merkel? L’Europa ha bisogno degli eurobonds per tutti i suoi cittadini non solo per alcuni. Ne ha vitale bisogno la sua economia per riorganizzarsi e quella del mondo per fare i conti da vivo con la sua crisi davvero totale. Di sicuro, l’Europa prima dell’Italia, ha ancora bisogno dell’intelligenza politica di Mario Draghi. 


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