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Carola Rackete

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Atea e cittadina europea. Così si definisce Carola Rackete, la capitana della Sea Watch che ha sfidato il capitano, il sovranista Salvini che dice di essere cattolico e va in giro con  il rosario in tasca pronto per sventolarlo come un trofeo in chiusura dei comizi elettorali. Lei, atea, ha rischiato il carcere per portare in un porto sicuro un gruppo di disperati che pur di sfuggire ad un destino di povertà, persecuzioni, umiliazioni e forse anche di morte, era pronto anche ad annegare in un mare che già fa da tomba a troppe vite umane.

Lei, atea, parla di diritti umani, di solidarietà, di apertura verso il prossimo.

Lui, che si definisce cattolico, è il fautore dei porti chiusi e dei cuori anestetizzati,  e io mi chiedo dove e con chi ha frequentato il corso che prepara alla comunione, che non è un caso se si chiami proprio così: comunione.

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Rifletta Salvini. È aberrante – il giorno dopo che un giudice (anche in questo caso donna, e forse non è solo una coincidenza) non ha convalidato il fermo per Carola nonostante l’incidente con la motovedetta della Guardia di Finanza alla banchina del porto di Lampedusa – sentire pronunciare da Salvini la seguente frase: “evidentemente per i giudici italiani la vita di un immigrato clandestino vale più della vita di un finanziere”.

Nemmeno gli sfiora per la testa al nostro ministro dell’Interno che fare queste classifiche è atroce: le vite, di chiunque, valgono tutte uguali. Sia chiaro, Salvini non è l’unica pecorella smarrita tra gli attuali potenti europei. Non è certo meglio di lui Macron, che ufficialmente usa altri toni e altre parole, ma poi fa fare i blitz antimigranti dalle sue forze dell’ordine persino a Ventimiglia che sarà pure ai confini con  la Francia ma è pur sempre territorio italiano. Non è tanto meglio di Salvini la cancelliera  Angela Merkel, che fa sedare gli immigrati per poterli imbarcare contro la loro volontà su voli diretti in Italia. Per non parlare dei leader di Austria, Ungheria, e via elencando.

L’immigrazione dai paesi africani è un fenomeno epocale e inarrestabile: ha ragione Salvini quando chiede che anche gli altri paesi europei se ne facciano carico. Ma è una battaglia politica che non può essere giocata sulla pelle di qualche decina di poveri disgraziati convinti che l’Europa sia la terra promessa. 
Ha fatto bene Carola a sfidare un sistema sbagliato. E ha fatto bene la giudice Alessandra Vella a non convalidare l’arresto. Entrambe si sono beccate epiteti e insulti presi dal più becero vocabolario sessista e maschilista che ci sia in giro. Un’arretratezza culturale che pensavamo fosse di altri tempi.

Ma è bene che questi signori si rassegnino. Altre Carole sono pronte, altre Grete con le loro battaglie a favore del clima stanno nascendo, altre Alessandre con la loro interpretazione umana del codice sono dietro l’angolo. E adesso stanno per prendere la cloche delle più importanti istituzioni europee, la Commissione e la Banca centrale, Ursula e Christine: vi prego non ci deludete.

Volate alto, al di là dei freddi numeri e dell’altrettanto fredda burocrazia. Volate alto, sopra le ipocrisie e gli egoismi. Fate capire al mondo che oltre alle ragioni di Stato e quelle della mente, esistono ancora anche le ragioni del cuore.

Noi donne sappiamo che possono viaggiare insieme. È un’occasione unica per rendere la nostra Europa davvero la terra promessa, per noi e per chi vuole venire a trovarci. Auguri.

Eva.kant@quotidianodelsud.it


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