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Gennaro De Rosa

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5 minuti per la lettura

Spesso ci diamo dei limiti. Ancor più spesso i limiti derivano dai preconcetti impostici dalla società. C’è, poi, un tipo di schiavitù culturale più subdola, che si innesta inconsciamente nel modo di vedere le cose, di arrendersi ad esse passivamente.

Una forma mentis creata e alimentata dalle mafie, che si fortificano e piantano radici in terreni dove la forza di rompere le catene è lieve. Per questo motivo occorre allenarsi per diventare forti e occorre farlo con ogni attrezzo a nostra disposizione. Un attrezzo perfetto per allenarsi a diventare liberi è la musica.

Lo sanno bene i ragazzi di Musica contro le mafie che dal 2010 curano progetti musicali per fondere in un’unica armoniosa melodia la passione e la dedizione con l’ambizione alla giustizia, alla legalità e alla libertà.

L’associazione, della rete di Libera, ha come presidente onorario Don Ciotti ed è sostenuta da numerosi artisti italiani ed internazionali; porta avanti differenti progetti, momenti di condivisione con incontri, workshop, concerti ed organizza annualmente il Premio Nazionale Musica contro le mafie, giunto alla 10^ edizione.

Oltre agli appuntamenti fissi, ogni anno i soci innovano le loro proposte. Nel 2019, ad esempio, è stato pubblicato il libro Change Your Step – 100 Artisti per il Cambiamento ed è stata data vita ad un nuovo pioneristico progetto supportato da “Perchicrea” di MIBACT e SIAE: Sound Bocs.

Sound Bocs è un progetto che, all’esito di una selezione, vedrà 10 artisti under 35 vivere divisi in due settimane nei Bocs Art, un villaggio creativo situato a Cosenza dove si dedicheranno alla creazione di brani ispirati ai valori portanti dell’associazione.

Abbiamo incontrato Gennaro de Rosa, presidente e direttore artistico di Musica contro le mafie per conoscere meglio l’associazione ed il progetto Sound Bocs.

Perché proprio la musica come mezzo per diffondere la cultura della legalità? La musica è uno dei linguaggi più dirompenti che l’uomo abbia creato. Gli artisti possono essere un megafono potentissimo alle istanze di cambiamento; non devono tuttavia diventare dei moralizzatori. Ci interessano da sempre i buoni esempi più che le opinioni.

Ormai da dieci anni, grazie al nostro premio, incontriamo sia giovani artisti che iniziano con noi il loro percorso sia artisti già con un percorso alle spalle che contribuiscono alla nostra crescita. L’obiettivo è sempre unico: aumentare questo NOI composto da corpi diversi ma uguali nello spirito.
 
Com’è nata l’idea di Sound Bocs e come si inserisce nell’ambito della vostra mission? Negli anni ci siamo sempre occupati di scoprire e promuovere musica che diffondesse “buone idee e buone prassi”. Con Sound Bocs, la prima Music Farm a sfondo civile mai realizzata, vogliamo coltivarle.
 
Come si svolgeranno le giornate degli artisti?

Si svolgeranno in un luogo unico forse in tutta Europa: i Bocs Art della città di Cosenza, residenze artistiche in stile mitteleuropeo, dove ci saranno numerose attività, incontri, confronti, momenti di approfondimento. Gli artisti registreranno le loro opere e scriveranno un diario del loro percorso che sarà pubblicato e promosso in tutt’Italia non appena sarà nuovamente possibile percorrere lo stivale in lungo e in largo. 

Da chi saranno seguiti gli artisti?

Avranno a disposizione 4 coach, dalla fase creativa di scrittura fino al supporto tecnico in studio di registrazione.  Abbiamo scelto figure di altissimo profilo, senza trascurare l’empatia: la vocal coach Cecilia Cesario, che dal 2019 ha questo ruolo anche nella scuola di “Amici di Maria De Filippi”; il technical coach Vladimir Costabile, produttore, fonico già con Brunori Sas, Loredana Bertè e Enrico Ruggeri. Il producer coach è, invece, Stefano Amato, polistrumentista e arrangiatore, musicista di Brunori Sas fin dagli esordi. Anche io, infine, darò un supporto come content coach. Mi limiterò a tirare fuori il bello che i ragazzi hanno dentro, come una sorta di motivatore spirituale. (ride! n.d.r)

I ragazzi avranno la possibilità di avere contatto anche con il mondo esterno? 

I Giovani artisti avranno modo di incontrare alcuni tra i maggiori esperti del settore musicale e non:  Massimo Bonelli, direttore artistico del Primo Maggio Roma e fondatore di ICompany;  Marcello Ravveduto, saggista, docente universitario di  Digital Public History,  esperto di storia della criminalità organizzata; Nicolò Zaganelli, esperto di web e social media marketing, fondatore di Exploding Bands; il rapper Kiave, uno degli Mc più tecnici della vecchia scuola tra i maggiori esponenti del freestyle nazionale; Maurizio Capone “Bungt Bangt”, tra i pionieri della Eco Music mondiale; Vincenzo Russolillo, patron di Casa Sanremo e presidente di Gruppo Eventi; Daniela Serra, amministratrice di Exit Communication; Annalisa Insardà, attrice e autrice teatrale; Pino Gagliardi, direttore editoriale di TIMMUSIC. Inoltre ci saranno incontri con giovani studenti. 
 
Ci sarà una premiazione?

Una giuria di millenials sceglierà un brano premiato con una borsa di studio e la possibilità di esibirsi in un contesto nazionale importante che ora, a causa dei questo difficile momento, dobbiamo riconsiderare in base al nuovo calendario. Credo che questo slittamento possa portarli direttamente in uno dei più importanti contesti della musica italiana, ma non anticipo nulla, anche perché, mai come in questo periodo, come dicono a Napoli: “stamm’ sott’o ciel!”
 
Altri progetti nel cantiere di Musica contro le mafie?

Come ogni anno, da gennaio lavoravamo alla prossima edizione del premio. Stiamo avendo una battuta d’arresto ma, usciti da questa bolla che ci sta facendo vivere sospesi, torneremo nelle scuole per riprendere i progetti avviati. Un’anticipazione: la prossima edizione di “5 Giorni di Musica contro le mafie” sarà rivoluzionaria, tra reale e virtuale. Appena avremo un orizzonte più nitido, sarai la prima a cui ne parleremo!


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