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Il Covid stravolge anche il modo di viaggiare e, più precisamente, di pensare ad una vacanza. Lo scenario dell’epidemia globale non aiuta certo a concentrarsi su partenze, fine settimana, viaggi on the road e chi più ne ha più ne metta.

È uno dei settori colpiti maggiormente, quello del turismo, non solo da un punto di vista esterno ma interno ed organizzativo. Non solo voli annullati, rimandati, costi di biglietti da rimborsare ma, soprattutto, un vero e proprio dimezzamento delle figure professionali all’interno delle strutture ricettive siano esse alberghi, b&b o villaggi turistici. Nuove norme e regole dettate dall’emergenza che riscrivono i vademecum delle strutture in questione, che prevedono un numero specifico di clienti e, dunque, di personal. In vista dell’imminente stagione estiva le attività cosiddette stagionali, qualora l’emergenza non dovesse rientrare, rischiano la chiusura o, nel migliore dei casi, un’apertura a data da destinarsi.

Tra le due opzioni non si sa quale sia il male minore. Aprire, infatti, comporterebbe il dover sostenere costi fissi troppo elevati che nessuno può, in questo momento, permettersi in assenza di clienti fruitori dei servizi previsti.

La parola d’ordine è, si, sempre contenere la diffusione del virus ma allo stesso tempo occorre una forte attenzione all’economia del nostro paese, in modo particolare al turismo che ha bisogno di essere sostenuto con misure specifiche che debbono essere adottate nel breve tempo se si vuole evitare il collasso del sistema. L’intera stagione estiva viene data come compromessa, questi sono i dati che si riscontrano sul campo. Il numero delle disdette aumenta di giorno in giorno, le prenotazioni si sono ridotte drasticamente e addirittura le richieste di informazioni si sono fermate. Tutto questo senza mezze misure, come ci si poteva aspettare.

I tour operator si dicono a loro volta fortemente preoccupati perché le prenotazioni calano drasticamente del 70% (dati in continuo aggiornamento). Per rendersi conto di come l’emergenza Covid abbia dettato nuove regole basta semplicemente collegarsi al sito ufficiale di un tour operator, come, ad esempio, Alpitour o Valtur, i quali ci hanno chiarito un po’ le idee in merito.

Come prima cosa ogni agenzia e tour operator all’interno del loro sito hanno previsto un’apposita sezione “corona virus” dove hanno raccolto le domande frequenti che venivano poste dai loro clienti. È stato come dover riadattare il nostro lavoro a nuove esigenze di mercato in una situazione sfavorevole, spiega un operatore della Alpitour al telefono. In vista della stagione estiva, le domande più frequenti riguardano le prenotazioni all’interno dei villaggi. Nel caso di una continua restrizione ufficiale da parte delle autorità sulla destinazione prescelta, il tour operator provvederà a contattare il cliente per valutare insieme le possibili modifiche. Ma ancor di più, nello specifico, si chiede se tutti i villaggi andranno, in concreto, verso una riapertura, perché le norme di legge impongono delle restrizioni non indifferenti come anticipato in precedenza.

Al momento prevediamo di essere operativi durante il periodo estivo ma non possiamo garantire che non ci saranno delle modifiche nella fruizione dei servizi in quanto dovremo adeguarci alle normative di sicurezza che verranno varate e comunicate appena disponibili. È dunque una vera e propria lotta quella che i tour operator sono costretti a fronteggiare giorno dopo giorno. In più se un villaggio non venisse riaperto ci sarebbero dei posti di lavoro in meno. I villaggi turistici accolgono giovani animatori, barman, ballerini e diverse figure professionali.

È un qualcosa che non riusciamo a quantificare numericamente ma, di sicuro, non si potrà garantire la certezza di un posto di lavoro come poteva avvenire già un anno fa. Questo dimostra come tutto possa cambiare in modo repentino e la capacità di adeguarsi alle giuste esigenze resti, in ogni caso, il principale punto di forza.


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