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«LA MAGGIOR parte della gente continua a credere che Instagram sia un semplice social network per narcisisti alla ricerca dello scatto perfetto, invece non è così. Instagram è la nuova frontiera dell’American Dream, chiunque può lavorarci e guadagnare, basta un telefonino. Dobbiamo ancora rendercene conto, ma Instagram ha sconfitto la disoccupazione».

Mirko Scarcella ne è convinto, e lui dei social è il guru. Ora ha scritto “La Bibbia successo, fama, soldi”, acquistabile online, (https://labibbia.biz/labibbia33815642a) la sua seconda opera sull’argomento, con foto di copertina scattata nientedimeno che dal grande fotografo David La Chapelle. Il primo libro, “InstaSecrets” del 2018, è stato tra i più richiesti del settore manualistica social.

Scarcella del resto, è l’esempio vivente di ciò che afferma. 32enne milanese, ha fondato un’azienda che si occupa di social media marketing con cui crea strategie per far decollare aziende e celebrità sui social. Dietro al successo dell’imprenditore ballerino Gianluca Vacchi, vera star di Instagram, c’è Scarcella. Lui ormai ha clienti in tutto il mondo e vive a Miami, ma neanche dieci anni fa, faceva il commesso da Zara.

«Mia madre ci teneva al posto fisso e io nella catena di abbigliamento spagnola, ero all’interno di quel 10% di impiegati che aveva il contratto a tempo indeterminato. Ero uno fortunato. Ma quello è un lavoro che può andar bene a chi piace la moda, io, ogni volta che piegavo una camicia, mi rifugiavo in una realtà parallela, avevo un solo chiodo fisso: fare business. Business esponenziale. Il problema è che non potevo investire soldi che non avevo o chiedere a mia madre di finanziarmi».

E quindi, che cosa ha fatto?

«Ovvio: sono andato sulla rete. L’investimento è stato minimo, un computer da poco più di duecento euro. Con quello ho iniziato a vendere prodotti online. Ho venduto di tutto: dalle cene, ai servizi fotografici, agli elettrostimolatori per tonificare i muscoli. Lo facevo tornato a casa dal lavoro, in ogni momento libero, e così ho cominciato a guadagnare sul serio. Il giorno in cui ho lasciato il lavoro da commesso, non me lo scorderò mai, mi sono sentito davvero responsabile di me stesso».

Ci racconti.

«Sa, come spesso avviene, con i capi i rapporti non erano il massimo, parlo dei responsabili del negozio. Quella mattina quando sono entrato con in mano la lettera di dimissioni, mi sono goduto parecchio le loro facce stupefatte. Un po’ tutti all’interno dello store, sapevano che avevo iniziato un business tutto mio, ma non pensavano che ormai facessi parte di un altro mondo, che fossi entrato in un’ottica completamente diversa. Sa, non ho avuto nessuna esitazione nel lasciare il posto, perché sapevo che grazie alla rete non sarei mai restato senza soldi».

Perché secondo lei, i social abbattono la disoccupazione?

«Oggi, se si ha un’idea, il web ti consente di svilupparla senza investimento, senza la necessità di avere l’amico di famiglia che ti aiuta. Internet è democratico, tutti possono creare un business in qualsiasi luogo si trovino. Instagram poi, è un mercato eccezionale. Ormai ha sostituito Google: se cerchi una casa, una macchina da comprare, o qualcuno da assumere, vai su Instagram. Su Instagram qualsiasi cosa è vendibile: foto, video, non c’è più il confine, condividi la tua vita. Se sei un personaggio, o hai una società o semplicemente una buona idea, è su Instagram che potrai avere la maggiore visibilità e farti la migliore pubblicità. Oppure, se parli in maniera efficace di viaggi, gli enti del turismo, alberghi e ristoranti prima o poi ti chiederanno di promuoverli e potrai viaggiare gratis, se ti occupi di moda, potresti attrarre le aziende del settore che pagano per mostrare i loro contenuti ai tuoi followers, e via dicendo».

Parliamo dunque degli influencer. Non tutti sono Chiara Ferragni. Tanti ci provano, ma non arrivano alla fine del mese. Instagram non è poi questo Eldorado.

«Certo, perché ormai è pieno di influencer e tutti propongono le stesse cose. Così non si va da nessuna parte. Questo lo spiego nella mio libro, la Bibbia. Anche nel mercato di Instagram, come quella di TikTok, altro social che sta prendendo molto piede, bisogna proporsi in maniera originale, solo così si potranno raggiungere i nostri obiettivi».

Che consigli dà nel suo libro, per raggiungere fama, soldi e successo?

«Innanzitutto, le regole base per proporsi. Prima di tutto, evitare di ostentare. Ormai non funziona più. Per guadagnare followers, bisogna raccontare la propria quotidianità con i suoi momenti down, non nascondere le proprie debolezze. Questo crea empatia, permette agli altri di provare emozioni, identificarsi. Puntare su contenuti che suscitano reazioni emotive, è essenziale».

Poi?

«Comunicare in modo che ci siano persone che ci amano o ci odiano. Se siamo banali, forse non avremo mai haters ma, sostanzialmente, saremo ignorati da tutto e da tutti. Inoltre, fondamentale, è individuare dei cavalli di battaglia».

Che intende per cavalli di battaglia?

«Avere degli argomenti fissi da portare avanti costantemente, magari che ci riguardano per esperienza vissuta. Questi argomenti ci distinguono, ci caratterizzano e aumentano la nostra riconoscibilità. Inoltre, un altro consiglio che do, è quello di non copiare i concorrenti. Bisogna studiarli a fondo per poi distinguersi da loro, creare un proprio stile, soprattutto visivo, che ci personalizzi».

Tra i politici italiani, secondo lei chi sa usare i social?

«In generale i politici usano malissimo i social, fanno più danni che altro. Quello che se la cava di più è Salvini. Lui sa essere spontaneo, avvicina la gente».

Secondo lei, lo scatto di Salvini nel letto con la compagna, Elisa Isoardi, postato dalla lei qualche tempo fa, è stata una buona mossa?

«Ecco, in quel caso, penso di no. Lui era il ministro dell’Interno: la gente la rassicuri facendo vedere che pensi al Paese, non che ti rotoli fra le lenzuola con la fidanzata».

Mi scusi, ma qui non vale il processo di identificazione?

«Lei si farebbe operare da un chirurgo che fa le quattro del mattino in discoteca a bere e a ballare?».

No.

«Appunto. Sui social ci sono i nostri potenziali clienti. Bisogna ricordarlo sempre».

Lei tra un mese diventerà papà di una bimba: a che età pensa di darle un tablet in mano?

«L’ho già comprato su Amazon, apposta per lei. Glielo darò, appena apre gli occhi».

Non pensa che i social rappresentino anche un pericolo per i giovani, contribuiscano a creare solitudine?

«Chi dice che i social rovinano le persone, sbaglia. Instagram è una grande opportunità ma deve essere usato in maniera coscienziosa. Per esporti, devi avere un carattere importante: alcuni, di fronte agli haters o se non riescono a crescere di followers, vanno in depressione. Bisogna fare attenzione. I social richiedono il necessario distacco. Io ad esempio, concepisco l’attività sui social come un lavoro. Per il resto, c’è la vita vera».


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