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I due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio

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La Piccola Atene che fu – la Caltanissetta di Vitaliano Brancati e di Leonardo Sciascia – è oggi il luogo irrisolto della Repubblica. Tutti i nodi, infatti – dalla trattativa Stato/Mafia al caso Montante, fino agli scontri interni alla Magistratura – vanno da aggrovigliarsi qui dove, con la disoccupazione è al 22,9% si prepara la più curiosa battaglia elettorale. Vera e propria Betlemme del M5S che qui vede squillare i primi vagiti, Caltanissetta – un tempo inesauribile granaio della DC – affronta l’appuntamento politico del 28 aprile per il rinnovo dell’amministrazione con i Cinquestelle decisi a confermare il loro primato, con la Lega che va da sola e col Pd mimetizzato nel civismo.

La speciale caso di Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia fatto santo subito dell’Antimafia e poi però sotto accusa per associazione a delinquere e corruzione  (il racconto più crudo e più vero è quello de Il Padrino dell’Antimafia, un libro di Attilio Bolzoni), rende ancora più misteriosa Caltanissetta, capoluogo di provincia dove pure c’è un pezzo di società che ostenta ricchezza, gioca a burraco, sorseggia Amaro Averna – ops, l’azienda orgoglio della città è stata ceduta alla Campari – e trascorre le belle estati in quel di Taormina.

Città di misteri e campo di battaglia fra i magistrati in guerra tra loro ogniqualvolta c’è una contesa fra le delicatissime Procure di Palermo e di Catania, da sempre terminali di complicati equilibri nazionali, perfino per le carriere della categoria.

In questo contesto c’è un ceto politico che ha attraversato tutte le stagioni e che oggi prova a resistere perché nel frattempo Caltanissetta, con Giancarlo Cancelleri, uno degli uomini più fidati di Luigi Di Maio, il 4 marzo del 2018 confermava il successo grillino e completava la disfatta delle clientele elettorali dei partiti di sistema: Pd e Forza Italia, su tutti, letteralmente cancellati.

È qui che i Cinquestelle dovranno difendere il 47 per cento ottenuto alle politiche – schierano Roberto Gambino, architetto del comune di Caltanissetta, stimato trasversalmente – ed è qui, nella città che è stata la culla del progetto di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che il gotha del M5S svela un ben curioso dettaglio: apre a un movimento civico Più Città proponendo un suo membro come assessore in caso di vittoria.

Non a caso nei palazzi della Capitale si parla di “modello Caltanissetta” quasi a voler prefigurare ciò che di lì a poco succederà nel resto d’Italia. Sono assai lontani gli anni della Prima Repubblica quando la città si colorava di bianco diccì e i dirigenti della Balena Bianca decidevano qualsiasi cosa: nomine, infrastrutture, colletti bianchi e avversari con cui dialogare.  Poi, certo, con Tangentopoli e l’operazione Leopardo, figlia delle dichiarazioni del pentito Leonardo Messina, qualcosa sembra mutare. Sembra, appunto. Un attimo dopo la partitocrazia nissena si ricicla nel centrodestra e nel centrosinistra alternando gli schieramenti a Palazzo del Carmine, sede del Comune, con un tacito patto di non belligeranza per la conservazione del sistema di potere. Ed eccoci a oggi, a pochi giorni dalle elezioni comunali, la Caltanissetta rassegnata e delusa dall’esperienza del «civismo» colorato di rosso di un Pd ancora scosso dall’innesto renziano – e da un pezzo di centrismo che rimanda all’Udc – torna alle urne con una frammentazione che ricorda lo schema politico nazionale.

Il centrosinistra si ritrova in pista con una serie di lista di civiche, una delle quali è composta dal personale politico del Pd ma senza il simbolo. Centrodestra e Lega, invece, corrono separati. Col Carroccio che punta ile fiches su Oscar Aiello, giovane avvocato 39 enne, già tifoso di Silvio Berlusconi ma Lega e Centrodestra non dialogano e non si ritroveranno al secondo turno. Manca poco e al ballottaggio, Matteo Salvini e Lugi di Maio, dovranno ritrovarsi a fare lo stesso comizio.  Appunto, Sogno di un valzer. Per dirla con Brancati.


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