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Tre milioni di atti di riscossione, 250mila avvisi bonari, 300mila lettere e altri 5 milioni tra pignoramenti e fermi amministrativi. Una nube color nero seppia si addensa sulla testa degli italiani: una pioggia di cartelle esattoriali.

Se, come tutto lascia pensare, vi sarà un ulteriore slittamento di due mesi, causa coronavirus, la riscossione dei tributi, delle tasse e delle multe verrà ulteriormente prorogata dal 31 maggio al 31 luglio, se non oltre. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non lo ha escluso, anzi, potrebbe dovrebbe esserci nel prossimo Decreto aprile.

NUOVA PACE FISCALE

Vorrebbe dire dover recapitare poi via pec e con posta ordinaria agli italiani 17 milioni di cartelle di pagamento alla fine dell’estate. Una cifra monstre. Con effetti devastanti. Ed ecco che si fa strada l’ipotesi di una nuova pace fiscale, una rottamazione-quater. La decisione spetta alla politica, che come sempre nega per ora qualsiasi possibile forma di condono. Tremonti, Renzi e Gentiloni fecero lo stesso. Il governo Conte con disperate esigenze di cassa sarà in grado di dire no?

Come è noto, il decreto Cura Italia ha sospeso l’avvio alla fase di notifica per circa 3 milioni di cartelle di pagamento riferite ai ruoli consegnati dagli enti creditori a febbraio e marzo, oltre a 2,5 milioni di atti di riscossione. Una sorta di Tie-break nella partita tra fisco e cittadini a far data dall’8 marzo scorso. Una immunità di gregge che, senza proroga, scadrebbe appunto a fine maggio.
Nel frattempo, il numero degli atti in ebollizione nei cassetti si è moltiplicato. Il conto è presto fatto: il piano di produzione dell’Agenzia della riscossione (ex Equitalia) prevede circa 15 milioni l’anno di cartelle esattoriali più altri 21 milioni di atti amministrativi. Che non sono certi bigliettini di auguri ma richieste di pagamento.

L’idea di mettere ko gli italiani a colpi di cartelle non piace a nessuno e sarebbe decisamente impopolare. Lo stesso direttore delle Agenzie delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, nell’audizione del 22 aprile dinanzi alle commissioni riunite Finanze e Attività produttive sdoganò tra le righe la possibilità di una nuova rottamazione. «Tutti i provvedimenti adottati negli anni passati- spiegò Ruffini, in doppia veste di direttore anche dell’Agenzia della riscossione – erano legati a difficoltà personali di categorie di contribuenti. È evidente che quelle difficoltà personali oggi sono confermate e acuite in una realtà emergenziale come questa. Ma la decisione spetta al Parlamento».

CONTENZIOSO GIGANTESCO

La scelta di sospendere per qualche tempo i pagamenti di tutte le cartelle iscritte al ruolo in scadenza ha generato effetti a cascata. Il primo riguarda il gigantesco contenzioso tra cittadini e Stato, se è vero come è vero che a essere toccati dal problema sono 17,4 milioni di italiani. L’Agenzia delle entrate – per la statistica – vanta 954 miliardi di euro di imposte non versate dai contribuenti, di cui circa il 40% inesigibili perché riferite a soggetti falliti, deceduti o nullatenenti.

«Se saranno notificate le cartelle, i fermi amministrativi e i pignoramenti a oggi congelati dal governo troveranno un popolo già disastrato dall’emergenza Covid ancora in corso – dice l’avvocato Filippo Carusi, che da anni si batte a favore dei contribuenti – Non ci sarebbero soldi per pagare né per le opposizioni. Sarebbe quindi opportuno senza dubbio un ulteriore rinvio almeno al 30 settembre».
Al contenzioso ordinario si aggiungerà quello delle sanzioni Codi. «E’ bene ricordare – precisa a tal proposito Carusi – che la procedura di impugnazione per queste multe è diversa da quella ordinaria: occorre presentare ricorso entro 30 giorni dagli scritti difensivi all’Autorità indicata nel verbale, che deciderà se confermare la sanzione o meno. L’eventuale rigetto potrà essere a sua volta impugnato davanti al Giudice di pace».

L’idea di una nuova, ennesima, rottamazione, non piace a tutti: c’è chi, in questo resa all’emergenza, vede l’ennesimo cedimento. Una fortezza di valori espugnata, la lotta agli evasori, l’intransigenza declamata un giorno sì e l’altro pure che vanno a farsi benedire.

IPOTESI SOSPENSIONE

L’unica alternativa, se non si vuole trasformare una piccola slavina di oggi in una valanga autunnale, paragonabile per effetti a una seconda ondata del coronavirus, è un’ipotesi suggerita da molti ma fin qui scartata: sospendere le cartelle solo a chi è stato colpito nelle proprie tasche dall’emergenza.
Vorrebbe dire lasciare fuori dalla bolla le categorie che finora sono uscite indenni: impiegati e funzionari pubblici, pensionati, insegnanti, professionisti con reddito alto. Insomma, chi ha continuato a percepire regolarmente un reddito e ha comunque usufruito della dilazione. Lo slittamento di ulteriori 2 o 3 mesi varrebbe solo per le imprese e per le società colpite dall’emergenza e per quelle categorie che in questi ultimi mesi hanno dovuto fermare la loro attività e tirare giù le saracinesche.


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