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Madonna

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Il 28 giugno del 1987 sono all’Orange Bowl di Miami dove ho appuntamento con il mio vecchio amico David Zard, il più importante organizzatore italiano di eventi. Sta per portare Madonna in Italia. Combiniamo un’ intervista, perché la Rai ha acquistato i diritti della messa in onda di uno dei suoi concerti della “tranche” italiana del primo tour mondiale. Madonna non è più la sconosciuta ventenne del Mudd Club di Chinatown, a Manhattan, attaccata al braccio di Jean Michel Basquiat, o con gli occhi spalancati davanti alle vetrine di Fiorucci sulla 59th Street, sognando vestiti che non si può permettere.

Davanti a lei ci sono 70.000 persone, questo concerto di “Who’s that girl Tour” è tutto esaurito. Il suo terzo album “True Blue” è in classifica in tutto il mondo, i 45 giri ci martellano quotidianamente da MTV. Sul palco l’artista porta musicisti, scenografie, costumi e ballerini: Hollywood e Broadway. Ha ventinove anni ed è in forma a dir poco strepitosa. Del resto, culto del corpo, teatralità e provocazioni, le permettono di cavalcare mode e fenomeni di costume degli ultimi trent’anni.

“Vogue”, “A letto con Madonna”, “Erotica”, “Bedtime Stories”, “Ray of light”, “Confessions on a dance floor” e “Rebel Heart” sono solo alcune delle tappe della sua camaleontica carriera. Ma quando inizia “Open your heart” c’è qualcosa che non va. Prima di arrivare al microfono balla per due minuti e inizia a cantare con la voce in affanno. Bisogna modificare leggermente la coreografia dell’intro, dosare meglio le energie. Dovrebbe farlo anche oggi.

Il suo nuovo progetto discografico, dopo quattro anni di assenza dal mercato, si chiama “Madame X”, e il singolo “Medellin”, interpretato in studio e sul set insieme alla megastar Maluma, è solo un assaggio. La coppia nasce da una forzatura frutto di accordi discografici, che produce un pezzo dove due forti personalità non riescono mai ad amalgamarsi. Né da un punto di vista musicale né, tantomeno, dell’immagine.

La coppia nasce da una forzatura frutto di accordi discografici, che produce un pezzo dove due forti personalità non riescono mai ad amalgamarsi. Né da un punto di vista musicale né, tantomeno, dell’immagine. Pensate a un video con Al Bano ed Elettra Lamborghini. Il titolo dell’album porta alla mente una dominatrice con tacchi a spillo, frustino e manette che fa gemere di piacere i suoi clienti. Una minestra riscaldata, un tentativo tragicomico di stupire e incantare. È anche un commovente desiderio di replicare “La Isla Bonita” , dimenticando la comparsa di Web, Smartphone e You Porn. I ragazzi di oggi non si meravigliano quasi più di nulla.

Arredamenti e costumi pacchiani, luci sapientemente regolate su un volto stremato dalla chirurgia e coreografie da “Centro Anziani”, studiate per non impensierire una signora che ha superato i sessanta anni. Quando vedo Madonna a cavallo o che balla su un improbabile tavolo nuziale, spero tanto sia una controfigura, temo per la sua incolumità. Dal set di “Medellin” spariscono le stupende ballerine delle quali di solito Maluma si circonda. Il venticinquenne colombiano, uno dei protagonisti assoluti del Reggaeton, che viaggia in rete con oltre dieci miliardi di visualizzazioni, si è prestato a questa operazione dove non ha niente da guadagnare.

Neanche Madonna deve dimostrare più nulla. Ha venduto quasi 400 milioni di dischi, negli Stati Uniti è l’artista donna discograficamente più di successo di sempre, i suoi tour hanno incassato miliardi di dollari, solo i Rolling Stones hanno fatto meglio. Con “Medellin” Madonna rischia di essere ricordata per una uscita di scena alla MILF (“Mother I’d like to Fuck”, “Madre con cui vorrei fare sesso”).

Sempre meglio di una Cougar, la donna matura che si comporta come una predatrice sessuale nei confronti dei suoi Toy Boys (Ragazzi Giocattolo). Anche se a sessanta anni, negli Stati Uniti, si è considerate delle GILF (“Granny I’d like to Fuck”, “Nonna con cui vorrei fare sess”), e questa sarebbe una fine davvero indecorosa.


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