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Avete mai colto in un banale episodio di quotidiana amministrazione qualcosa di universalmente vero?

A me è successo.

Martedì sera, di punto in bianco, dai rubinetti degli appartamenti del Condominio in cui abito, l’acqua ha smesso di uscire: un intero palazzo, con famiglie e uffici, è rimasto all’asciutto. C’è chi ha iniziato a bofonchiare «In questo palazzo non funziona niente», dando la colpa al nuovo amministratore.

A lamentarsi era proprio chi per anni aveva difeso strenuamente la vecchia Amministrazione, dimessasi dopo averci procurato danni incalcolabili.
C’è chi ha iniziato a mettere in giro la voce falsa che l’acqua mancava anche a tutti i palazzi vicini, assicurando di avere verificato personalmente.

L’amministratore e i condomini più attivi, appurato che l’interruzione del servizio non era dovuta a morosità, hanno cominciato a chiamare l’ente erogatore dell’acqua, l’Acea, che in teoria avrebbe dovuto intervenire tra le 8 e le 16 ore. «Solleciteremo ai nostri tecnici l’intervento» era il ritornello del call center. «Ho esaurito i minuti a disposizione per parlarle» è stato risposto una volta. Sollecito dopo sollecito sono passati quattro giorni senza un filo d’acqua.

Potete immaginare l’estremo disagio, considerato che nel palazzo ci sono anche persone malate. Al quarto giorno di disservizio, l’amministratore ha chiamato le forze dell’ordine per segnalare lo stallo della situazione. Gli è stato risposto che non era di loro competenza, consigliandogli di continuare a chiamare Acea.

Venerdì pomeriggio abbiamo cominciato a rassegnarci all’idea che avremmo passato senz’acqua l’intero fine settimana e non era una bella prospettiva continuare a non potersi lavare, usare lavastoviglie e lavatrice. Ho fatto anch’io un tentativo alle forze dell’ordine. Ho composto il 112 e mi hanno passato la Questura di Roma. All’altro capo della cornetta una donna, l’operatrice numero 9. Subito mi ha detto: «Non è di nostra competenza, però, vista la situazione, una telefonata ad Acea la facciamo lo stesso anche noi. Adesso riattacco con Lei, chiamo Acea e speriamo che intervengano».

Acea è finalmente intervenuta e l’acqua è tornata.

Ho richiamato in Questura per ringraziare: sentivo che era giusto farlo, ma l’operatrice numero 9 aveva terminato il suo turno. La ringrazio qui pubblicamente per essersi presa la briga di fare quella telefonata, evitandoci ulteriori disagi e complicazioni.

Nel bene e nel male la differenza la fanno sempre le persone.

Tutti i problemi del mondo possono essere divisi tra quelli che sono di nostra competenza e quelli che non lo sono.

Di fronte a una situazione, dalla più piccola alla più grave, c’è chi si domanda: “È di mia competenza?” e, se non lo è, schiva.

C’è chi, invece, applica l’elasticità della comprensione e del buonsenso, pensando: “Non è di mia competenza, ma posso fare qualcosa”.

Per chi si stesse chiedendo da cosa dipendeva la mancanza di acqua nel nostro palazzo, preciso che è stato trovato manomesso il contatore generale, con rottura di sigilli e di manopola. Sorge a questo punto, però, la domanda: perché qualcuno, senza chiedere autorizzazione, è andato a intervenire sul contatore generale del palazzo (visto che ognuno degli appartamenti ha un proprio contatore)? Ma questa sarà un’altra storia.

P.S. Se avete ipotesi al riguardo, scrivetele, sono benvenute.


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