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Dopo una conferenza sulla Cina a Palazzo Madama una signora del pubblico mi avvicina e chiede: “Ma lei non teme che i cinesi con la loro nuova superpotenza tecnologica possano metterci tutti sotto controllo?”. “Credo che lo abbiano già fatto prima di loro gli Stati Uniti”, rispondo. In realtà eravamo tutti e due sulla strada sbagliata, o per lo meno guardavamo soltanto a una parte del problema.

L’EDITORIALE: LA NUOVA QUESTIONE DEMOCRATICA ITALIANA

QUESTIONE BRUCIANTE

Qualche giorno fa il Financial Times ha pubblicato un articolo di Shoshana Zuboff, insegnante all’Harvard Business School, prontamente tradotto dall’Internazionale e dedicato al “Capitalismo della Sorveglianza”. La questione è semplice ma bruciante: le aziende usano i nostri dati personali come merce per vendere e comprare. E le informazioni che accumulano gli danno un potere senza precedenti. Facebook, che per altro ospita anche questo articolo, raccoglieva dati ovunque per alimentare i suoi sistemi di intelligenza artificiale e i suoi algoritmi. Ha spiato tutti anche quelli che non vanno sui social network. Il braccio destro di Mark Zuckeberg, Roger MCNamee, ha spiegato che i dati di Facebook sono stati usati per manipolare le reazioni degli utenti e molti sono stati acquistati dall’azienda britannica Cambridge Analytica per sostenere la campagna elettorale di Donald Trump.

NON E’ SOLO FACEBOOK

Ma questi metodi, ci avvisa la professoressa Zuboff, non cominciano né finiscono con i social network. Sarebbe un grave errore pensare che il fenomeno riguardi soltanto Facebook. Il capitalismo della sorveglianza sta germogliando nuovi metodi e sistemi. In realtà a scoprire come individuare i dati riservati e ricavarne informazioni personali è stata per prima Google. Google ha studiato come agire sottotraccia aggirando il consenso degli utenti e ha impiegato questo metodo nella più assoluta segretezza fino al 2004: soltanto allora il mondo ha scoperto, quando è stata quotata in Borsa, che grazie a questi sistemi i profitti dell’azienda erano aumentati del 3.500 per cento.

I CLIENTI FONTI DI DATI

La formula magica del capitalismo di sorveglianza è trasformare i clienti in fonti di dati. La Ford, dove è stata inventata la catena di montaggio della produzione in serie, oggi si prepara con l’elettronica e l’interattività dei suoi clienti a guadagnare una fortuna con i dati: per farlo non servono né ingegneri né fabbriche. Così almeno ichiara l’amministratore delegato della Ford Jim Hackett. Nell’estirpare dati dalla nostra vita, privata e non, non esistono limiti. Niente viene risparmiato, dalle bottiglie di vodka “intelligenti” ai termometri rettali che si possono collegare a Internet, ormai ogni prodotto e ogni servizio è pensato e studiato in funzione dei ricavi del capitalismo di sorveglianza.

LIBERTA’ IN PERICOLO

In poche parole questa nuova forma di capitalismo non solo vende merci e servizi ma con i dati a disposizione indirizza le nostre scelte fino a modificare i comportamenti degli individui e di intere popolazioni. Stiamo perdendo la nostra già limitata libertà di scelta? Stiamo mettendo in pericolo una forse antiquata visione di democrazia? La risposta è sì. Al di là degli americani o dei cinesi. Questo avrei dovuto rispondere a quella gentile signora. Ora lo sappiamo.


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