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Un’altra Regione potrebbe aggiungersi a quelle che attualmente formano il Mezzogiorno d’Italia. Non si tratterebbe di sdoppiarne una oggi già facente parte della macroregione meridionale – come potrebbe accadere ad esempio con Puglia e Salento – bensì di aggregarne una appartenente da secoli a un altro Stato.

La Corsica, nella fattispecie, in base al diritto internazionale potrebbe rendersi legittimamente indipendente dalla Francia, dopo di che richiedere finanche l’annessione all’Italia. Una boutade tra le tante che circolano in rete? Può darsi. Sta di fatto che la questione è finita persino in Parlamento.

Nel marzo scorso, infatti, l’on. Giorgio Silli, eletto nel 2018 con il centrodestra e passato poi nel Gruppo Misto, ha presentato un’interrogazione in proposito al governo italiano, in particolare al Ministero degli Affari Esteri.

Come spiegato dallo stesso deputato ad Agenzia Stampa Italia, «sono appassionato di diritto internazionale e la questione per come mi è stata posta merita l’attenzione mia ed una risposta da parte del governo italiano. Adesso non rimane che attendere la risposta scritta del Ministro degli Affari Esteri (che a marzo 2019 era Enzo Moavero Milanesi, ndr) e valutare eventuali azioni successive».

Passati dieci mesi, Silli non ha ricevuto alcuna risposta da parte della Farnesina, nemmeno ora che è cambiato l’esecutivo e che a capo del dicastero c’è Luigi Di Maio.

La questione è piuttosto contorta. Stando a quanto riferito dagli autori di una petizione pubblica on-line che chiede all’Italia di far valere le proprie ragioni in sede europea per ottenere la cessione della Corsica dalla Francia, gli articoli 3 e 4 del Trattato di Versailles del 1768 sancirebbero che la “sovranità” francese sull’isola sarebbe equivalente non al concetto di “proprietà”, bensì di “possesso” nel diritto civile.

Di qui la mancata legittimità dell’annessione alla Francia. Non solo. Sempre «l’art. 4 del Trattato di Versailles del 1768 – si legge su Agenzia Stampa Italia -, prevedeva il mantenimento della sovranità giuridica (dell’isola) da parte della Serenissima Repubblica di Genova».

Resterebbe però un nodo: la Repubblica di Genova è spirata nel 1815, e la Corsica non ha mai fatto parte dell’Italia unita, se si esclude un breve periodo di occupazione dell’isola da parte dell’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale. I fautori della petizione rilevano, tuttavia, che «le pertinenze giuridiche della Repubblica Serenissima di Genova sono state ereditate dalla Repubblica Italiana». Ergo, il “possesso” della Corsica spetterebbe all’Italia, non alla Francia.

Ad avvalorare la tesi di questi novelli irredentisti, ci sarebbe anche un fatto: non avendo la Francia la “proprietà” della Corsica ma solo il “possesso” – si legge ancora – la cessione dell’isola «non sarebbe mai stata registrata all’Onu», come anche mancherebbe la registrazione del passaggio di Nizza e Savoia ai cugini d’Oltralpe nel marzo 1860. Tra l’altro – prosegue l’articolo di Agenzia Stampa Italia – «con l’art. 4 del Trattato di Versailles, la Serenissima Repubblica di Genova si sarebbe riservata il diritto di rientrare in possesso dell’isola non appena fosse stata in grado di pagare i debiti alla Francia».

È fin troppo facile supporre che l’istanza non troverà risposte in sedi istituzionali. Tuttavia, la risonanza che questa campagna ha avuto sui social e non solo, avendo coinvolto persino un deputato della Repubblica Italiana, nella pancia del Vecchio Continente continuano a registrarsi sussulti nazionalistici e irredentistici. Il caso corso è solo uno dei tanti.


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