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Luigi Di Maio e Matteo Salvini

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Da circa un anno sono la strana coppia più famosa della politica italiana. Una liason che è scoccata nei giorni più bui della crisi istituzionale quando all’indomani del 4 marzo 2018 il Belpaese si ritrovò senza una maggioranza, senza un governo e soprattutto con i partiti che fino ad allora si erano alternati ridimensionati dalle urne. Eccoli Matteo Salvini & Luigi Di Maio. Uno del nord, l’altro del profondo Sud. Uno, Salvini, politico di razza essendo cresciuto a pane e Carroccio ed eletto la prima volta nel 1993 come consigliere comunale di Milano. L’altro, invece, Di Maio, volto istituzionale del grillismo alle spalle una legislatura non da deputato semplice ma da vice presidente di Camera.

«SENTI CHE PUZZA» Salvini e Di Maio. Matteo e Luigi. Il primo, un tempo non tanto lontano – correva l’anno 2009 – cantava nel corso della Festa di Pontida una canzone di questo tenore: «Senti che puzza, arrivano i napoletani!». Se le davano di santa ragione al punto che un bel giorno Giggino da Pomigliano D’Arco dal suo studio di vicepresidente della Camera scolpì un attacco frontale del tipo: «Salvini sta votando una legge elettorale che porterà al governo di nuovo Alfano, Renzi e Berlusconi». I due insomma non si piacevano, apparivano talmente distanti che mai nessuno avrebbe potuto prevedere la nascita di una storia d’amore. Politica, va da sé. Ma come succede in amore basta un niente e tutto può mutare. E allora succede che nel maggio del 2018 i due siedono al tavolo e vergano un programma di governo. Da quel momento in poi non si sono più lasciati. Vero, ci sono stati momenti di crisi. Alti e bassi. Ma appare fisiologico. Addirittura nel corso della campagna elettorale delle scorse europee Salvini e Di Maio sembrano più di due avversari che due potenziale alleati di governo.

GLI INSULTI A poche ore dall’apertura dei seggi Salvini la mette così: «Fra due giorni la Lega sarà il primo partito italiano e cambierà la storia dell’Europa. Che bello! Agli insulti delle opposizioni ci sono abituato, quello che è strano è essere insultati dagli alleati di governo.

AUTONOMIA CEDUTA Ma fa niente, da lunedì conto che tutti torneranno più rispettosi». Replica del vicepremier pentastellato: «Se un partito chiede i voti domenica per aprire la crisi lunedì lo deve dire sabato agli italiani». «Noi assicuriamo che il governo va avanti e siamo argine a una serie di cose strampalate, dalle armi alla famiglia, che propone la Lega ma anche il Pd sugli stipendi dei parlamentari e il finanziamento pubblico ai partiti». Dal post voto finiscono le liti e ricomincia la liason. Quando Salvini si fa concavo, Di Maio si fa convesso. E anche se il primo indossa la camicia aperta e fa il bullo, e l’altro adora gli abiti di Cenci ed è tutto precisino, Matteo e Luigi sembrano due complici. L’uno protegge l’altro. Raccontano che il Capitano della Lega sappia già che «Luigi» cederà sull’autonomia. Basta prima lasciarlo sfogare per rasserenare gli animi del gruppone di parlamentari pentastellati eletti al Sud. Poi però sarà sempre Luigi e Matteo. «Io mi fido di lui», assicurano entrambi. Verrebbe da dire, chissà ancora per quanto tempo.


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