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Il ministro Francesco Boccia

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Volano gli stracci. Era inevitabile ed il redde rationem sarebbe arrivato. Potevano i primi della classe, dopo aver toppato, inizialmente pesantemente, ogni intervento per limitare il contagio, fare marcia indietro, autocritica e riconoscere di avere fatto alcuni errori fatali? Non era da loro evidentemente e bisognava trovare un capro espiatorio! Dopo “Milano non si ferma” e “le città lombarde ai primi posti per qualità della vita”, è bastato un virus per far crollare un castello che si è rivelato di carte.

Ma la rivalsa deve arrivare e quindi la costruzione, opportuna, che dimostra ottima capacità organizzativa, in tempi brevissimi del mega ospedale in Fiera, per dire a tutto il mondo che la Lombardia, i lombardi, sono altro rispetto agli italiani ed a maggior ragione rispetto ai meridionali. E che senza il loro intervento, quello della Regione a guida leghista di Fontana, tutto sarebbe andato peggio. Dimentichiamo la conferenza stampa con la mascherina del presidente, dimentichiamo Codogno ed il contagio in ospedale, è necessario riaffermare il primato della sanità e della efficienza lombarda. Tanto chi ricorda che negli ultimi 18 anni la spesa per sanità li ha privilegiati, se è vero che, dei 47 miliardi complessivi, al Mezzogiorno, che ha il 35% della popolazione, è stato destinato il 17,9% del totale, mentre, a fronte di una spesa nazionale media annua pari a 44.4 euri pro capite, il Nord Est ne ha utilizzato 76.7 euri, e quella nelle Isole è stata pari 36.3 euri.

Ed ecco l’attacco a Francesco Boccia, ministro degli affari regionali, che si é permesso di dire nell’intervista fatta da Maria Latella, per Sky Tg 24, che nessuna regione ce l’avrebbe fatta da sola, che poi è lapalissiano come dire che in una competizione globale essere piccoli è un limite, che peraltro è il fondamento sul quale si è costruita l’Unione Europea.

«Dal ministro Boccia dichiarazioni avventate ed inopportune» afferma Fontana, rivendicando il ruolo fondamentale della Regione nella gestione della epidemia. Che poi è anche vero, se è nella logica della sussidiarietà, ma in realtà l’obiettivo della polemica era di rivendicare la indifferibilità del progetto della autonomia differenziata, che con questo evento rischia speriamo, di andare finalmente in soffitta, se è vero che anche Ernesto Galli Della Loggia, che certo non mi pare abbia simpatie per il Sud, sostiene che forse il sistema va rivisto. Infatti al di là delle scaramucce da cortile il tema che viene fuori pesantemente è quello dell’unica catena di comando, che significa meno autonomia alle Regioni in alcuni settori cardine per il Paese, come la Sanità e l’Istruzione.

Certamente Roma ha fatto molto errori, ha sofferto della sindrome da Vietnam già richiamata in precedenza e cioè ha inviato sempre meno di quello che serviva, ha chiuso qualche volta in ritardo rispetto alle esigenze, si è attivata forse con lentezza sui mercati internazionali per procurarsi mascherine, tamponi e ventilatori. Anche se l’esperienza degli altri Stati europei ci fa capire la difficoltà, in una democrazia, di agire con la rapidità che l’espansione del virus esigeva. Ma negare che in occasioni come queste, essere uno Stato che chiede materiale sanitario, piuttosto che una piccola regione, per quanto produttrice di 383 miliardi di Pil con oltre 10 milioni di abitanti, è diverso mi pare poco opportuno, tranne che non si è anche in questa tragica occasione, cosa che non escludo, in campagna elettorale.

Non ricordare che la maggior parte dei medici e degli infermieri che hanno risposto all’appello vengono dal Centro Sud è mistificare la realtà. Anche se è vero che vi è una partecipazione emotiva al dramma che si sta consumando soprattutto a Brescia, Bergamo e nel Lodigiano, e anche vero che, al di là delle dichiarazione del ministro Roberto Speranza «l’Italia ha un grande cuore, ne sono orgoglioso», dimostra la grande esigenza di lavoro che esiste in tali aree, se è vero che per 500 posti di lavoro come infermiere sono arrivate 9.400 domande, prevalentemente dal Sud. Ma la Lega non ha dimenticato mai la “Roma ladrona“ e che essa ha un pregiudizio nei confronti del Governo centrale, fra l’altro formato da molti meridionali – il ministro Boccia è nato a Bisceglie -, in questo momento che è all’opposizione e che considera per definizione inadeguato. L’economista Luigi Zingales, che non mi pare abbia particolari simpatie per il Sud, da Chicago ci ricorda che «l’Europa del Nord tratta in modo razzista l’Europa del Sud, così come il Nord Italia tratta in modo razzista il Sud Italia».

E siamo nella precisa logica della favola, del Nord operoso, efficiente, che mantiene il Paese. Fin quando non si convinceranno che sono umani come gli altri, che hanno pregi e difetti come tutti, sarà difficile conviverci. Ma i tempi non consentono più le piccinerie di una volta perché il nostro Paese, se non riesce ad essere unito, dovrà capire come posizionarsi nei confronti dell’Europa per non diventare la provincia dell’impero germanico.


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