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Roberto Speranza

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«È dalle valutazioni figlie delle indicazioni del nostro Comitato tecnico scientifico che scaturisce la decisione del Governo di confermare fino al 13 aprile tutte le misure di limitazione delle attività economiche e sociali e degli spostamenti individuali precedentemente adottate», questo nel tentativo di frenare in modo decisivo i contagi da coronavirus.

Con queste parole il ministro della Salute, Roberto Speranza, espresse durante un’informativa al Senato sull’emergenza sanitaria conseguente alla pandemia da Coronavirus Covid-19, ha ufficializzato la proroga a dopo Pasqua delle restrizioni alla vita sociale e alle attività economico-commerciali in atto ormai in misura crescente dal 10 marzo.

Il ministro ha anche aggiunto che «non solo non dobbiamo abbassare la guardia, ma tutti dobbiamo essere consapevoli che per un periodo non breve dovremo saper gestire una fase di transizione. Sarà indispensabile graduare la riduzione delle attuali limitazioni adottando graduate e proporzionali misure di prevenzione, per evitare che riesplodano nuovi gravi focolai di infezione. La fase di convivenza con il virus andrà gestita d’intesa con il Comitato tecnico scientifico con grande prudenza, continuando a monitorare molto seriamente il fenomeno e conservando tutte le buone pratiche individuali che abbiamo imparato a rispettare in queste settimane con i nostri comportamenti responsabili».

Il ritorno alla normalità sarà lento

Quindi ancora tutto bloccato ed anche la ripresa sarà progressiva e non priva di necessari accorgimenti: «Certo – ha riconosciuto Speranza – dobbiamo programmare il domani, lo stiamo già facendo, ma senza smettere di essere consapevoli di cosa sia questa fase e di dove siamo esattamente oggi. Sbagliare i tempi, o anticipare alcune mosse – ha ribadito il ministro – finirebbe per vanificare il lavoro fatto in queste difficilissime settimane. È questa l’unica strada realistica e praticabile per riaccendere i motori della nostra economia, per recuperare pienamente la dimensione sociale e affettiva della nostra vita, per riconquistare le nostre irrinunciabili libertà»

Rispetto al dato in miglioramento sui contagi, poi, Speranza ha invitato a mantenere alta la guardia: «Attenzione ai facili ottimismi che possono vanificare i sacrifici fatti: non dobbiamo confondere i primi segnali positivi con un segnale di cessato allarme» perché la «battaglia è ancora molto lunga – ha detto – e sbagliare i tempi o anticipare misure sarebbe vanificare tutto».

In questo momento le decisioni «drastiche prese – ha spiegato Speranza – iniziano a dare i primi risultati e il contagio rallenta, ma sarebbe un errore scambiare un primo risultato per una sconfitta del Covid-19». Il ministro ha quindi indicato un obiettivo: «Dobbiamo portare sotto il livello 1 il parametro R con zero, ovvero l’indice di contagio. Questo per evitare che il Sistema sanitario nazionale venga colpito da un ulteriore tsunami, ma la strada è ancora lunga» anche perché in mancanza di un vaccino è tutto «molto difficile», anzi, per essere chiari: «Senza il vaccino non sconfiggeremo mai definitivamente Covid-19».

Aumento del posti letto del 75% in un mese

Per quanto riguarda la gestione sanitaria Speranza ha precisato che «ad oggi, i posti letto in terapia intensiva risultano 9.081 con un incremento in meno di un mese di oltre il 75 per cento rispetto alla dotazione pre-Covid che abbiamo realizzato in anni di acquisti e successive implementazioni e che era di 5.395 posti letto. Sono stati triplicati i posti letto necessari a gestire l’emergenza Covid. I posti letto, ad esempio, di malattie infettive e di pneumologia erano 6.525 prima dell’emergenza e oggi sono 26.424, più 405 per cento».

Buone notizie anche sul fronte dell’approvvigionamento di dispositivi di protezione: «Il commissario – ha spiegato Speranza – ha annunciato che sono stati conclusi importanti contratti di fornitura: circa 300 milioni di mascherine con la Cina ed altri Paesi del mondo, anche grazie al lavoro della Farnesina. Queste forniture ci consentono di proteggere prima di tutto il personale sanitario, che è la nostra prima e più rilevante priorità. Per questa stessa ragione va monitorato il loro stato di salute, anche attraverso un uso intelligente e costante dei tamponi. È partita, poi, in Italia una produzione di mascherine che ci consentirà finalmente in un tempo congruo di avere una filiera nazionale che si pone l’obiettivo di garantire forniture che rendano il nostro Paese autosufficiente».


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