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L'immagine storica di Karol Wojtyla e Bergoglio

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Sono state molte le iniziative promosse nel giorno in cui ricorre il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II. Papa Francesco ha celebrato la messa nella Basilica di San Pietro e, dopo, ha inaugurato alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino-Angelicum, presso la Facoltà di Filosofia, l’Istituto di Cultura intitolato allo stesso santo.

La messa è stata celebrata all’altare della tomba di San Giovanni Paolo II, alla presenza di poche decine di fedeli. Da oggi, infatti, la Basilica di San Pietro è aperta a tutti. Sarà la Guardia svizzera del Vaticano a limitare l’accesso alla Basilica, con l’aiuto di volontari dell’Ordine di Malta.

Papa Francesco ha sottolineato l’alto valore della figura di San Giovanni Paolo II: «Oggi noi possiamo dire che 100 anni fa il Signore ha visitato il suo popolo.- Ha inviato un uomo, lo ha preparato per fare un vescovo e guidare la Chiesa». Durante l’omelia ha proseguito affermando che «il Signore ha inviato un pastore» e il Pontefice tra le tante tracce di buon pastore di Wojtyla ne ha indicato tre: «la preghiera, la vicinanza al popolo e l’amore per la giustizia».

«Era un uomo di Dio perché pregava e pregava tanto. Ma – ha proseguito – come mai un uomo che aveva tanto lavoro per guidare la Chiesa pregava tanto? Lui sapeva bene che il primo compito di un vescovo è pregare. Non lo ha detto Vaticano II ma San Pietro, il primo compito di un vescovo è pregare e lui lo faceva e ci ha insegnato che quando un vescovo fa l’esame di coscienza la sera deve domandarsi quante ore ha pregato». Wojtyla era «un uomo di preghiera».

Secondo tratto di Giovanni Paolo II: era «un uomo di vicinanza. Non era un uomo distaccato dal popolo anzi, andava a trovare il suo popolo e girò il mondo intero trovando, cercando il suo popolo, facendosi vicino», ha detto Francesco precisando che «la vicinanza è uno dei tratti di Dio con il suo popolo», vicinanza che si fa forte in Gesù.

«Un pastore è vicino al popolo – ha poi continuato – al contrario non è pastore è un gerarca, un amministratore, forse buono, ma non è pastore. Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza, ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani. Si faceva vicino». Wojtyla era un uomo che «amava la giustizia, ma la giustizia piena. Un uomo – ha sottolineato il Papa – che voleva la giustizia sociale, dei popoli”, la giustizia “che caccia via le guerre”, la “giustizia piena».

E Giovanni Paolo II «era l’uomo della misericordia, perché giustizia e misericordia vanno insieme, non si possono distinguere – ha precisato Papa Francesco -. L’una senza l’altra non si trova».

Wojtyla «ha fatto tanto perché la gente capisse la Misericordia di Dio, ha portato avanti la devozione a Santa Faustina». Giovanni Paolo II «aveva sentito che la giustizia di Dio aveva la faccia di misericordia e questo – ha proseguito – è un dono che ci ha lasciato: la giustizia misericordia e la misericordia giustizia».    

«Preghiamolo oggi – è la preghiera finale del Pontefice – che dia a tutti noi, soprattutto ai pastori della Chiesa, la grazia della preghiera, la grazia della vicinanza e la grazia della giustizia che è misericordia e della misericordia che è giustizia». 


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