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CATANZARO – La Campania è la regione italiana, e non solo meridionale, che ha registrato nel 2016 il più alto indice di sviluppo. Va bene la Basilicata, mentre in Calabria si registra un vero e proprio crollo in agricoltura. 

Sono questi i dati più rilevanti emersi nelle anticipazioni del rapporto Svimez 2017 che ha lanciato, però, un allarme per il Sud: «Oltre un terzo dei meridionali è a rischio povertà».

Il vicedirettore di Svimez, Giuseppe Provenzano, illustrando le anticipazioni del rapporto 2017, ha evidenziato che nel 2016 «circa 10 meridionali su 100 sono in condizione di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro-Nord». Nelle regioni meridionali il rischio di povertà «è triplo rispetto al resto del Paese: Sicilia (39,9%), Campania (39,1%), Calabria (33,5%)», continua Svimez spiegando che la povertà deprime la ripresa dei consumi, e, in questo contesto, «le politiche di austerità hanno determinato il deterioramento delle capacità del welfare pubblico a controbilanciare le crescenti diseguaglianze indotte dal mercato, in presenza di un welfare privato del tutto insufficiente al Sud».

Lo sviluppo: vola la Campania

La Campania è la regione italiana, e non solo meridionale, che ha registrato nel 2016 il più alto indice di sviluppo. Lo afferma Svimez nelle anticipazioni del rapporto 2017 spiegando che «la crescita del 2,4% giunge al termine di un triennio, dal 2014 al 2016, tutto all’insegna di dati positivi». In Campania un ruolo trainante «l’ha svolto l’industria, grazie anche alla diffusione di Contratti di Sviluppo, ma ha potuto altresì beneficiare del rafforzamento del terziario nell’ultimo anno, frutto prevalentemente del positivo andamento del turismo», continua Svimez.

Il buon andamento della Basilicata

Subito dopo la Campania, «la Basilicata continua ad andare bene, è la seconda regione del Mezzogiorno e una delle prime d’Italia, anche se rallenta la crescita (da più 5,4% del 2015 a +2,1% del 2016)», continuano le anticipazioni del rapporto Svimez 2017 che fanno notare che l’industria lucana è in ripresa già dal 2014 e continua a tirare, sia pure con intensità diverse nell’ultimo triennio. La Puglia «ha molto frenato (+0,7%) rispetto al positivo andamento del 2015, perché è andata male l’agricoltura, che ha un peso notevole nell’economia regionale, e i servizi sono rimasti pressoché stazionari». Anche le costruzioni in Puglia “sono cresciute poco, mentre l’industria, nonostante tutto, è in ripresa rispetto alla caduta dell’anno precedente».

Calabria: bene il Pil, ma…

A seguire, la Calabria, il cui Pil si è attestato su +0,9%, ha vissuto un’annata agricola particolarmente negativa (-8,9%) mentre ha registrato un andamento favorevole nell’industria (+8,2%), con i servizi (+0,7%) che confermano l’aumento positivo registrato nel biennio precedente. La Sicilia, che cresce dello 0,3%, sconta nel 2016 gli effetti negatici dell’agricoltura, mentre l’industria (-0,8%) e le costruzioni (-0,5%) stentano a invertire il trend, mentre il settore dei servizi ha un andamento poco più stazionario (+0,4%). L’Abruzzo, il cui Pil nel 2016 è negativo (-0,2%), registra un forte calo dell’agricoltura e nella regione subisce una pesante battuta d’arresto l’industria, attestandosi su -2,2%, il che denota una severa contrazione della produzione industriale regionale.

Il Molise regge sostanzialmente il ritmo di crescita dell’anno precedente, (+1,6%), trainato soprattutto dalle costruzioni e, anche se in misura molto minore, dai servizi. La Sardegna, pur se con ritardo rispetto al resto delle regioni meridionali, esce nel 2016 dalla fase recessiva e riprende a respirare, ottenendo per la prima volta un aumento del Pil (+0,6%) dopo l’andamento negativo del prodotto sia nel 2014 che nel 2015. Ciò grazie soprattutto all’industria. 

La crisi dell’agricoltura

Per quanto riguarda l’indice di sviluppo, la Calabria ha vissuto un’annata agricola particolarmente negativa (-8,9%) mentre ha registrato un andamento molto favorevole in alcune branche dell’industria (+8,2%), con i servizi (+0,7%) che confermano l’andamento positivo registrato nel biennio precedente. Questa la fotografia dell’economia meridionale nel Rapporto SVIMEZ 2017 anticipato oggi a Roma.

Il divario di sviluppo tra le regioni del Nord e del Sud del Paese, misurato in termini di prodotto pro capite, dopo l’inevitabile allargamento intervenuto nel periodo di recessione segna nell’ultimo biennio un apprezzabile riduzione, particolarmente evidente per l’Abruzzo, il Molise, la Campania e la Basilicata. Nel 2016 il PIL per abitante della regione più ricca d’Italia, il Trentino Alto Adige con i suoi 38.745 euro pro capite è più che doppio di quello della regione più povera, la Calabria nella quale ad ogni abitante spettano solo 16.848 euro. Anche i dati ISTAT sulla povertà relativa continuano a segnalare che la disparità fra Mezzogiorno e Centro-Nord costituisce una determinante strutturale della disuguaglianza italiana complessiva.

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