Bronzi di Riace
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Uno studio sull’origine dei Bronzi di Riace degli atenei di Catania e Ferrara riapre il dibattito. «Sono stati assemblati a Siracusa»
LA querelle sui Bronzi di Riace sta assumendo le dimensioni e la complessità della “questione omerica”. Se diventa sempre più chiaro che non si scioglieranno mai definitivamente alcuni dei dubbi più dirimenti, oggi, ad aggiungere un nuovo tassello tra le decine di ipotesi in campo è l’autorevole rivista “Archeo”. In un lungo reportage, a firma Flavia Marimpietri, viene rinnovata la tesi dell’origine siciliana delle due statue. Con l’ausilio di testimoni dell’epoca pre-scoperta e soprattutto degli studi condotti dagli atenei di Catania e Ferrara, cerca di farsi spazio il nome della località di Brucoli come quella del loro primo ritrovamento.
BRONZI DI RIACE UNO STUDIO PORTA A SIRACUSA
L’intervista all’archeologo Luigi Malnati, ex direttore generale per le antichità del ministero della Cultura e prima ancora soprintendente archeologo, ripercorre le tappe delle indagini che rivelano come le terre di saldatura dei bronzi sembrano appartenere alla zona di Siracusa.
«Le nuove analisi rivelano che terre analoghe a quelle usate per assemblare le statue si trovano attorno a Siracusa», spiega Malnati.
Sono carotaggi e campionamenti che hanno portato a riconoscere, nella zona tra i fiumi Anapo e Ciane, un luogo in cui esistevano argille come quelle ritrovate all’interno dei Bronzi. La composizione chimica risulterebbe la medesima, secondo il dipartimento di Geologia dell’Università di Catania, ma «già al tempo dei primi studi risultavano almeno 12 i siti nel Mediterraneo compatibili con il luogo di produzione e fusione dei Bronzi».
Ricorda il direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano.
«Le ipotesi di studio sono sempre tutte ammissibili, sia quelle riguardo la loro origine, sia rispetto la loro identificazione». Prosegue il direttore. «Ma non si troverà nessun archeologo che studia la bronzistica e la statuaria greca che dica con certezza che queste ipotesi sono quelle corrette.
Poi dobbiamo ricordare che le terre di fusione non sono mai più state toccate da nessuno. Quello che rimane è una comparazione con i dati già pubblicati».
IL MARC CONDURRÀ NUOVE IDAGINI FISICHE SULLE TERRE DI FUSIONE
Proprio per questo il MArRC, nel 2025, condurrà nuove indagini fisiche sulle terre di fusione, anticipa il direttore Sudano: «le analizzeremo con le nuove tecnologie per capire se c’è qualche dato diverso e innovativo. Abbiamo la curiosità di lavorare con i materiali originali e non abbiamo ipotesi da far quadrare».
L’Argolide, come luogo di fusione delle statue, rimane ancora la più probabile tra le origini. Ma gli studiosi intervistati da Archeo ritengono elevata la probabilità che siano stati «assemblati a Siracusa». Perché per motivi di stabilità «viaggiavano a pezzi poi montati in loco». «Come un mobile dell’Ikea che compro e poi me lo monto a casa?». Ironizza Sudano. «Non è provato da nessuna parte che fosse una pratica abituale. Le botteghe dei bronzisti non lavoravano così, facendo le saldature in un luogo diverso da quello di produzione».
BRONZI DI RIACE I DUBBI SULL’ASSENZA DEL RELITTO
Più possibilista, Sudano, rimane sulla ricostruzione del rinvenimento dei Bronzi e sui dubbi che accompagnano l’assenza del relitto. Alla ricerca di elementi appartenenti alla nave che trasportava le statue sono all’opera con nuovi scavi subacquei la Soprintendenza e i sommozzatori dei carabinieri che indagano le acque di Riace. Si cercano l’àncora, chiodi, materiale ceramico e reperti che potrebbero aver vinto la sfida del tempo resistendo alla corruzione del fondale marino per due millenni.
Ma l’archeologa subacquea del Mic per la Calabria, Alessandra Ghelli, spiega che «manca anche la comparazione delle concrezioni marine presenti sulle due sculture», elemento questo che potrebbe dare indicazioni sul luogo in cui giacevano le statue.
Secondo la rivista di settore, sarebbe proprio il ritrovamento del relitto che fugherebbe ogni dubbio. «Se è affondato alla fine del III secolo a.C. non c’è dubbio che il naufragio è avvenuto a Siracusa», afferma Malnati. La polis allora era all’apice della sua potenza.
Due secoli più tardi, però, come racconta Tito Livio, nel corso della seconda Guerra punica, si mise contro i romani e finì per soccombere. Era il 212 a.C. ed è probabile che i Bronzi facessero parte di un bottino di guerra imbarcato su una nave diretta a Roma e poi naufragata.
BRONZI DI RIACE E L’IPOTESI BRUCOLI
Dove? Precisamente a Brucoli affermano alcuni testimoni che nel ‘71 sarebbe stato rintracciato un gruppo scultoreo (5 statue e 2 leoni) oggetto di un traffico clandestino di opere antiche. Ad essere «nascosti» nel mare di Riace in un «operazione finalizzata a deviare le indagini». Continua l’archeologo, sarebbero stati solo i due Bronzi, poi ritrovati il 16 agosto del 1972 dal sub romano Stefano Mariottini (in questa pagina il suo commento).
A supporto della teoria Malnati spiega che il viaggio più breve tra la Sicilia e Roma, sarebbe stato quello attraverso lo Stretto di Messina e che passando per Riace il tragitto sarebbe «lungo e tortuoso».
Ma se la destinazione delle statue fosse stata stabilita in età tardo imperiale è bene ricordare che è probabile che fossero diretti a Bisanzio, la città che si apprestava a diventare quella Costantinopoli nuova capitale dell’Impero romano.
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