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Secondo quanto riporta l’emittente televisiva ‘Al-Arabiya’ la tregua quasi raggiunta in Libia tra il capo del governo di accordo nazionale libico (Gna) Fayez al-Serraj e il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) Khalifa Haftar avrebbe alcuni punti specifici che coinvolgono direttamente gli esponenti del Governo Turco e del Governo Russo.

I negoziati intralibici a Mosca, quindi, hanno permesso di raggiungere “buoni progressi” sull’accordo per il cessate il fuoco, ma il generale Khalifa Haftar ha chiesto “più tempo” per studiare il documento. Secondo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov che ha parlato in una conferenza stampa a Mosca entrambi i leader, ha sostenuto il capo della diplomazia di Mosca in un riferimento alla richiesta di Haftar e del presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh di avere più tempo, «considerano in modo positivo il documento e hanno chiesto fino a domani mattina per prendere una decisione sulla firma. Spero che questa decisione sarà positiva»

In particolare, la supervisione del cessate il fuoco spetterebbe alla Russia, ma sarebbe prevista anche una “supervisione internazionale” con la presenza delle Nazioni Unite. La Turchia dovrebbe fermare l’invio di truppe a Tripoli, congelando di fatto l’attuazione dell’intesa firmata il 27 novembre con il Gna. Sempre per quanto riguardo il cessate il fuoco, l’accordo prevederebbe il ritiro “senza condizioni” delle forze che sostengono il Gna e l’Lna e il loro ritorno nelle caserme, ribadendo che la soluzione alla crisi dovrà essere necessariamente politica.

Un altro punto, sempre stando a quanto sostenuto dalla televisione panaraba, prevederebbe che non meglio specificate “milizie”, evidentemente esterne alle forze militari ufficiali, consegnino le armi.

Sotto l’aspetto politico, infine, le responsabilità nella guida del Paese sarebbero condivise tra il governo di accordo nazionale da una parte ed il Parlamento basato nella Libia orientale e Haftar dall’altra. Spetterebbe invece all’Lna di Haftar garantire la sicurezza dei pozzi petroliferi e combattere le “organizzazioni terroristiche”, ma in coordinamento con il governo di Serraj. Ci sarebbe infine una supervisione internazionale sui confini marittimi e terrestri del Paese.

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