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Giuseppe Conte

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L’addio di Giuseppe Conte appare sempre più vicino e non sembra ricomponibile lo strappo con Beppe Grillo dopo il “vaffa” opposto alla bozza di nuovo statuto presentata dall’ex premier. In queste ore, continua sottotraccia il lavoro di chi cerca faticosamente di riannodare la trama del dialogo, ma gli incontri che Conte ha tenuto anche ieri nella sua casa di Roma – dove si sono affacciati Stefano Patuanelli, Paola Taverna ed Ettore Licheri – sembrano prefigurare quel partito contiano di cui si vocifera da giorni.

“M5s nel caos dopo il blitz di Grillo” per ‘Il Corriere’, con Conte che è  a «un passo dall’addio» e chiede scuse pubbliche che, però, non sa «se basteranno» mentre Grillo ha lasciato Roma senza incontrare l’ex premier. Che Conte avesse maturato l’intenzione di sfilarsi se non fosse arrivato un appoggio pieno da Grillo al nuovo progetto lo si è appreso già giovedì quando l’avvocato si è intrattenuto in vari colloqui con i senatori. 

«Siamo dentro un confronto fisiologico, stiamo costruendo un nuovo soggetto politico, non è facile», spiega il capogruppo M5s al Senato, Ettore Licheri. Una risposta su quello che sarà il futuro dell’ex premier potrebbe arrivare lunedì, quando è prevista una conferenza stampa di Giuseppe Conte. Nell’attesa, i pentastellati invitano a non alimentare retroscena che possano aumentare la tensione interna. E non solo. Le altre forze politiche, con in testa il Partito Democratico, guardano a quanto accade nella galassia M5s. L’interesse è motivato dalle ripercussioni che le fibrillazioni Cinque Stelle potrebbero avere sulla maggioranza di governo, di cui M5s è azionista di peso.

«La crisi M5s non è auspicabile per nessuno, mi auguro che si risolva positivamente», dice il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. «In tutti casi questo pone una sfida immediata anche per il Pd, perché se M5s dovesse entrare in crisi, e io non me lo auguro, questo determinerebbe un cambiamento negli equilibri nella maggioranza», aggiunge Orlando.

Il segretario Pd invita a guardare con rispetto al dibattito interno dei Cinque Stelle, pronto a scommettere che quanto sta accadendo non metterà in difficoltà il governo Draghi. 

«Io non credo che ci debbano essere fatti di politica interna ai partiti che mettano in difficoltà la vita del governo», dice Letta sottolineando che il governo dovrà andare avanti fino a marzo 2023 e bollando come “giochi della politica” il pressing di Salvini e Meloni per vedere Draghi al Quirinale.

Il rebus più difficile da risolvere è quello degli effetti che l’addio di Conte al M5s e la nascita di un nuovo soggetto politico da lui guidato potrebbe avere nel campo di centrosinistra a cui Conte sta lavorando assieme a Enrico Letta e Roberto Speranza. La campagna per le amministrative d’autunno è appena cominciata e il M5s è l’interlocutore del centrosinistra in molte città e anche il Calabria, dove Conte ha raggiunto l’accordo con Enrico Letta e Roberto Speranza sul nome di Maria Antonietta Ventura. Una scissione del M5s che effetto potrebbe avere sugli accordi siglati e su quelli a cui si sta lavorando? «Il nostro interlocutore è Giuseppe Conte», precisavano ancora qualche ora fa fonti parlamentari del dem. 

Altra incognita è il ruolo nel campo di centrosinistra di ciò che rimarrebbe dei Cinque Stelle e quello dell’eventuale partito contiano. Per non parlare delle ripercussioni a livello di consenso sugli altri partiti di centrosinistra. Stando ad alcuni sondaggi, ben presenti ai parlamentari di Pd e M5s, un partito dell’ex premier avrebbe un peso variante tra il 15 e il 18 per cento. Consenso che pescherebbe nel Pd, ma soprattutto nel M5s.

«I dem hanno uno zoccolo duro di consenso difficile da scalfire», ragiona una fonte parlamentare. Ma oltre ai sondaggi, l’interesse di chi nel Pd guarda a quello che sta accadendo ai Cinque Stelle è alimentato dall’approssimarsi delle elezioni amministrative.

Il sisma che sta interessando M5s arriva proprio nel momento in cui i sondaggi sembrano sorridere proprio ai dem, dati da alcune rilevazioni come primo partito, avanti – seppur di pochi decimi – a Lega e Fratelli d’Italia. A premiare, sostengono fonti parlamentari, è anche la linea di lealtà nei confronti del governo Draghi e di rilancio sui temi fiscali, del lavoro e dei diritti civili.

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