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Una delle foto per ricordare le vittime di mafia

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L’appuntamento era a Palermo per i 25 anni della marcia della memoria. Il coronavirus ha cambiato i programmi, ma non l’impegno ostinato dei suoi promotori. Così oggi, in questo primo giorno di primavera, vengono ricordati 1023 nomi e storie di vittime innocenti di altre pesti, le mafie. La memoria non si è fermata nemmeno davanti all’emergenza sanitaria, segno di un Paese che vuole spingere verso un maggiore impegno per la legalità.

Un nome, un fiore per far sentire la vicinanza a tutti i familiari delle vittime innocenti delle mafie nella Giornata della Memoria e dell’Impegno promossa da Libera e Avviso Pubblico. A partire dalle 9 è stato chiesto di realizzare un fiore, scegliere dall’elenco presente sul sito vivi.libera.it il nome di una vittima innocente delle mafie, farsi una foto e postarlo sui social. Una iniziativa che ha moltiplicato le immagini di vicinanza e ha permesso di creare una grande unione virtuale.

Tra i nomi delle vittime innocenti delle mafie ci sono semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere. 

Don Ciotti: «La mafie sono un virus»

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha sottolineato che le manifestazioni devono essere, anche quest’anno, «occasione di riflessione, di responsabilità e di impegno».

«Siamo chiamati oggi a far la nostra parte – ha aggiunto don Ciotti – adottando comportamenti responsabili, seguendo tutte le misure necessarie. Spero che questo virus sia al più presto contenuto e debellato ma attenzione! Il ritorno a una vita sociale ‘normale’ non faccia dimenticare gli altri virus che da lunghi decenni infestano il nostro Paese».

Don Ciotti ha parlato di «parassiti a cui troppi hanno fatto l’abitudine sottovalutandone il danno: le mafie, la corruzione, le ingiustizie sociali, lo smantellamento dei diritti, una democrazia pallida, la distruzione ambientale. La speranza è che l’emergenza sanitaria ci apra gli occhi anche su questi virus e sulla mancanza di anticorpi etici che li hanno resi forti: indifferenza, egoismi, opportunismo, neutralità, rassegnazione, delega».

Secondo il fondatore di Libera, «il senso di solidarietà che proviamo adesso sotto la minaccia del virus deve insomma sopravvivere al virus, trasformarsi in un impegno collettivo per costruire un modo più giusto, più umano, più uguale; un mondo senza muri, un mondo che permette e promuove la prossimità. Perché mai come in questo frangente storico, nonostante il grande impegno di magistratura e forze di polizia, le mafie sono forti e potenti».

Mattarella: «Serve coesione»

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato il significato di questa giornata: «Oggi, 21 marzo, ricordiamo le donne e gli uomini che hanno pagato con la vita l’impegno coerente contro le mafie, la fedeltà alle istituzioni repubblicane, la libertà di sottrarsi al ricatto criminale e al giogo violento della sopraffazione. Questa Giornata della Memoria è nata nella società civile, tra i giovani che vogliono costruire il loro futuro nella dignità e nella legalità che, sola, può garantire il rispetto e la parità dei diritti delle persone. Il Parlamento, opportunamente, ha poi deciso di dare a questo giorno la solennità di una ricorrenza civile».

«L’emergenza sanitaria che stiamo affrontando impone, quest’anno, di rimandare il momento in cui si leggeranno, nelle piazze d’Italia, i nomi delle vittime, dei martiri, dei servitori dello Stato che la disumanità mafiosa ha strappato ai loro cari e a tutta la società», ha sottolineato il Capo dello Stato, «ma quei nomi, tutti i nomi, sono impressi nella nostra storia e nulla potrà cancellarli. Il ricordo si lega a un impegno civile: quelle testimonianze, quegli esempi indicano un percorso di civiltà. Le mafie cambiano le forme, i campi di azione, le strategie criminali. Si insinuano nelle attività economiche e creano nuove zone grigie di corruzione e complicità. Sono un cancro per la società e un grave impedimento allo sviluppo. Occorre vigilanza, e la consapevolezza deve farsi cultura. Occasioni come queste ci aiutano a riflettere insieme. Sconfiggeremo ed estirperemo le mafie. Con l’azione delle istituzioni, con la coesione delle comunità, con il protagonismo dei cittadini. Il 21 marzo, giorno di primavera, anche in questo difficile anno – ha concluso Mattarella – è un giorno di speranza che dobbiamo far valere contro chi la speranza vuole sottrarre».

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