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Luigi de Magistris con i bimbi delle Vele al Doposcuola dell'Officina delle Culture

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di LUIGI DE MAGISTRIS*

SONO giorni importanti per Napoli. In queste ore numerose famiglie stanno lasciando le Vele di Scampia per trasferirsi nei nuovi appartamenti di edilizia popolare. Si pone fine al macrostrutturalismo andato in voga a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, un gigantismo non più sostenuto e tantomeno curato a seguito della sua edificazione. Quel luogo è così divenuto progressivamente sinonimo di emarginazione sociale, ma c’è chi ha resistito. Mi ha colpito la scritta lasciata sul muro della propria stanza da una adolescente di nome Ester: “cara casetta ci mancherai, ti ho vissuto con orgoglio e di te non mi vergogno”. In quelle case si è consumata anche e soprattutto una storia positiva di Napoli, c’è chi come Vittorio Passeggio dalle Vele ha fatto sì che i sui tre figli si laureassero. Lo stesso Vittorio ha dato vita negli anni al Comitato Vele, collettivo di emancipazione culturale e sociale nel cuore del sottoproletariato di periferia. In questo quartiere la grande politica del novecento ha compiuto il suo ciclo ed è sparita, dai grandi partiti di massa passando per il sindacato, ma è sopravvissuto il Comitato Vele, è sopravvissuta e ha trovato rilancio l’autorganizzazione della società, la propria voglia di autonomia e di riscatto, la sua millenaria lotta.

Questa non è passata e mai passerà. Per questo il Comune di Napoli ha firmato il progetto di riqualificazione di quell’area con il dipartimento di Architettura e Urbanistica della Federico II e con il Comitato Vele. Perché qui a Napoli oggi le decisioni sono non solo condivise, ma nascono insieme al popolo. In questo modo noi assolviamo ai dettami della Costituzione repubblicana, così noi interpretiamo l’articolo 1: la sovranità appartiene al popolo. Non so per quale arcano mistero ma Napoli è una città che più di ogni altra nel mondo necessita di stereotipi. Qui il paesaggio prevale sul paese, da sempre. Se nel settecento l’oleografia che caratterizzava la città era quasi edenica dalla metà del secolo passato è divenuta infernale. Oggi Napoli è contrassegnata da una oleografia al nero: periferie degradate, piazze di spaccio, camorra.

Fenomeni esistenti ma non esauriscono la complessità di una realtà composita. Scampia è il coacervo di storie positive che non vengono narrate. Ecco alcuni esempi. È la storia del parco Corto Maltese, un’area verde di ventimila ettari riqualificata e gestita da un’associazione di residenti chiamata Pollici verdi. È la storia del Teatro Area Nord, in una struttura del Comune attori professionisti appartenenti alla grande tradizione del teatro napoletano animano una eccellenza di laboratori e programmazione. È la storia del Centro Hurtado, un istituto di formazione culturale e professionale per mestieri dell’artigianato. È la storia del Mammut, un centro territoriale divenuto importante punto di riferimento per i ragazzi del quartiere da oltre dieci anni; di “Chi rom e chi no”, associazione che ha dato vita al progetto Kumpania, un catering di gastronomia portato avanti da donne rom e da donne napoletane. È la storia dell’Arci di Scampia che ha dato vita alla più bella e partecipata scuola di calcio cittadina;

E’ la storia del Gridas e del carnevale di Felice Pignataro. È la storia di numerose persone che contribuiscono allo sviluppo di Napoli, come Rosario Esposito La Rossa, recentemente insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che dal 2010 è divenuto proprietario dello storico marchio editoriale “Marotta & Cafiero editori” ed ha trasferito la sede da Posillipo a Scampia, trasformando letteralmente la società in una casa editrice indipendente e open source. Parlare di Scampia come del luogo delle piazze di spaccio è fare un torto al popolo che vive e anima quel quartiere. Da 21 piazze di spaccio oggi ve ne sono due, un numero inferiore alla media delle periferie delle capitali europee. Due ancora da chiudere. Da farlo subito perché esercitano a dispetto delle decine piazze della legalità che fanno di Scampia oggi un quartiere assolutamente strategico. Un quartiere imprescindibile per il futuro che vogliamo costruire, laboratorio della società del domani con il suo protagonismo civico che si interroga in ogni azione su come fondare una società sempre più inclusiva. Anche per questo abbatteremo tutte le vele tranne una. In quella che sopravviverà una volta ristrutturata vi allocheremo gli uffici della Città metropolitana. È il popolo a Scampia ad essersi riscattato, noi abbiamo dato una mano. *sindaco di Napoli

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