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Il professor Costabile

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di GIANCARLO COSTABILE*

IL neomeridionalismo è un paradigma pedagogico che nasce dal basso, e fuori dai luoghi istituzionali del potere costituito, come strumento di decolonizzazione culturale ed educativa per le popolazioni a Sud di Roma, pur avendo caratteri di vitalità teoretica per tutti i popoli oppressi del Mondo. Paulo Freire ha definito il compito politico di ogni azione pedagogica: farsi compiutamente prassi di liberazione sociale attraverso radicali rotture epistemologiche.

Il Meridione è ostaggio di una costruzione concettuale ancora sostanzialmente semicoloniale dal punto di vista della struttura produttiva, che determina intollerabili lasciti parafeudali nella sua sovrastruttura ideologico-sociale. L’Italia è un Paese territorialmente disomogeneo a 156 anni dall’Unificazione: una comunità sulla quale preme un articolato e complesso sistema di ‘vecchi totem’ e ‘nuovi tabù e muri sociali’ che continua a governare il Mezzogiorno, e il suo sottosviluppo economico-civile, facendo organicamente ricorso al potere mafioso quale strumento di sorveglianza e controllo, sia sul piano dell’ordine pubblico sia su quello più propriamente politico-civile, mediante la formazione di una borghesia mafiosa egemone negli ordini professionali e nella partecipazione diretta al momento di selezione della classe dirigente nelle istituzioni pubbliche.

Il modello di democrazia imposto alle regioni meridionali è quello tipico delle società sudamericane: la corruzione come norma nella gestione della cosa pubblica, e un blocco storico a difesa degli interessi dominanti, composto da un’alleanza organica tra imprenditoria criminale e burocrazia parassitaria, con il compito di legittimare una società dell’inginocchiatoio e del ricatto sociale. Il neomeridionalismo si propone di spezzare questa organizzazione del potere, favorendo dalle periferie delle città del Mezzogiorno, sull’esempio di Scampia e dei movimenti anticamorra, la genesi di comunità di r-esistenza legate tra loro da vincoli di mutuo soccorso. La nuova r-esistenza è una rinnovata egemonia culturale che oppone alla subalternità dei ceti popolari del Sud, la loro mobilitazione continua; alla prassi dell’economia illegale, che ha trasformato il Meridione in una discarica a cielo aperto, un progetto di sviluppo ecosostenibile, a partire dalla riqualificazione produttiva dei beni confiscati alle mafie.

È,  infine, liquidazione dell’antimafia di cartone, fatta di liturgie e vaniloqui pagati dal potere romano, a favore di una Pedagogia della Liberazione in grado di farsi filosofia della proposta: dalla società coloniale alla democrazia popolare, attuando in tal modo i princìpi della nostra Costituzione.

*Università della Calabria

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