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Don Luigi Milano con i ragazzi del pastificio “Il mulino” di Gragnano, nel Napoletano

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IL filosofo Mario Alcaro, nel suo pregevole saggio “Sull’identità meridionale”, spiegava come la cultura del dono, intesa quale strumento per promuovere la coesione sociale delle comunità, fosse una delle peculiarità identitarie del Mezzogiorno d’Italia.

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Il dono, dunque, come elemento per rafforzare i legami sociali che si opponeva alla cultura dello scambio, tipica delle società mercantili di altre aree del Paese. Nel raccontare la storia dei ragazzi di Gragnano (Francesca Scarfato, Raffaele Faella, Agostino Alfano, Alfredo Cesarano, Christian Battaglia e Luigi Petrosino) e della nascita del loro pastificio artigianale, “Il Mulino”, sembra viva ancora la lezione del filosofo calabrese che non smetteva mai di demolire i pregiudizi che hanno per decenni gravato sull’identità del popolo meridionale. A Gragnano, nel Napoletano, capita, ad esempio, che un gruppo di giovani disoccupati, nel 2013, tutti tra i 21 e i 28 anni, riesca a dare forma ai propri sogni attraverso il sostegno popolare della città, stimolato dall’azione della locale chiesa.

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E così quella che avrebbe potuto diventare una storia (l’ennesima) di ordinaria emigrazione ed erranza, si trasforma, invece, in un’avventura della ‘restanza’, per utilizzare il paradigma antropologico di Vito Teti. I giovani non hanno i soldi necessari per finanziare il loro progetto imprenditoriale? Le banche chiudono loro le porte? Nessun problema. La comunità si ricorda del proprio dna identitario e sotto la guida di don Alessandro Colasanto e don Luigi Milano, rispettivamente viceparroco e parroco di San Leone II, lanciano un appello alla mobilitazione che la gente di Gragnano accoglie.

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E in poco tempo, la comunità riesce a reperire il denaro necessario all’avvio dell’impresa. Tutti mettono qualcosa: i professionisti come le maestranze. Tutti sentono il bisogno di donare, di aiutare i più giovani a restare nel Paese per lavorare onestamente. La cifra che occorre è importante: 330mila euro. Ma ciò che non riesce, per mancanza di volontà, allo Stato, diventa possibile attraverso l’azione comunitaria dal basso. Le famiglie non soltanto sostengono economicamente i giovani, ma lavorano concretamente anche alla ristrutturazione dei locali adibiti a pastificio.

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Per dirla in poche battute, Gragnano (metafora del nuovo Sud) si è fatta Stato anche laddove lo Stato ha scelto di non esserci. Le banche e la politica romana non agevolano l’accesso al credito per i giovani che vogliono intraprendere un percorso imprenditoriale, allora le risorse vengono “prestate” direttamente dalle famiglie, anche grazie alla garanzia della chiesa, utilizzando i fondi del Progetto Policoro (il percorso Cei di istruzione dei giovani nella creazione di cooperative, finanziato con 1 milione di euro l’anno dall’8xmille). E nasce in tal modo una storia di “restanza” e successo, ma anche di costruzione concreta di nuove reti solidali. Infatti, nella Cassa del Mezzogiorno nata nella Scampia che si è ribellata alla camorra e all’assenza dello Stato centrale, ci sarà anche la pasta dei ragazzi di Gragnano.

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Quelli che non hanno timore a dire con una certa fermezza: “E’ ora che la nostra terra conosca una nuova stagione di riscatto. Tutti i giovani meridionali devono avere le opportunità che abbiamo avuto noi, grazie alla chiesa e alla gente del Paese. Il Sud, il nuovo Sud, siamo noi”. Nel Meridione, c’è un nuovo orizzonte. C’è spazio per il futuro, perché esiste un nuovo presente. Fatto di lavoro e mutua solidarietà.

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