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Don Ciotti inaugura il centro Puglisi

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PINO Aprile, scrittore e giornalista. Chiesa, strumento del bene; Mafia strumento del male: non dovrebbero essere incompatibili?

«Se la poni diversamente, con tutto il rispetto per i credenti, la cosa non suona più inconciliabile: Chiesa, potere dello spirito; Mafia, potere del crimine. Il punto d’incontro è il potere esercitato sulla stessa gente. E questo, spiace dirlo, ha funzionato a lungo. Il fenomeno dei preti antimafia è recente ed è una vera, meravigliosa rivoluzione, perché riporta alla coerenza fra quel che si predica e quel che si fa, lo dico da ateo rispettoso. I don Pino Demasi, don Pino Puglisi, don Peppe Diana, don Maurizio Patriciello e i tanti altri (meriterebbe più attenzione l’opera di don Italo Calabrò, per dire) sono protagonisti di una ricostruzione non solo morale, ma sociale, sono espressione della rivolta civile contro lo strapotere politico-mafioso. Insomma, una comunità che vuole rinsaldarsi nei suoi valori di base, lo fa in tutti gli aspetti di quei valori: l’economia, ma senza la sottomissione al pizzo; la politica, ma senza i voti del boss; la religione, ma dando l’esempio e condannando sia il male che il malfattore, cui non fare lo sconto per via del suo potere».

Quindi, i preti antimafia quale parte di una comunità antimafia?

«Le sensibilità, le culture, le crescite morali riguardano gli uomini nella loro interezza. Se a Palermo si passa dall’assassinio di Libero Grassi che non paga il pizzo, a un migliaio di aziende che non lo fanno e lo dicono (Addiopizzo), vuol dire che la società si risana, non l’economia. Così, a Palermo, dal cardinale Ruffini che nega l’esistenza della mafia e dai parroci che il venerdì santo consegnavano al boss del quartiere la chiave del tabernacolo, per farsela restituire domenica di Pasqua, si passa a don Pino Puglisi che viene ucciso perché la mafia la vede e la denuncia e a papa Giovanni Paolo II che in Sicilia chiama martiri le vittime di mafia e scomunica chi appartiene alle cosche: la Chiesa cambia nella società che cambia. Poi, quale parte della comunità si muova prima e meglio, facendo da guida, dipende, come sempre, dal coraggio degli uomini e dalle circostanze. Qui un prete, lì un giornalista, altrove un magistrato… Parte di un insieme che proprio tale diversità di àmbiti rivela».

Sì, ma ancora nelle processioni, la statua del santo s’inchina al boss.

«Il che era considerato ovvio. E oggi uno scandalo. Il mutamento di percezione è morale».

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