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Gli studenti entrano all’interno delle Vele di Scampia

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DA diversi anni a questa parte, la legalità è diventata un brand. Non è etico, non è giusto. «Fate come dico non quello che faccio» è la vocazione cialtrona più antica al mondo. Le associazioni antimafia iscritte in registri comunali o regionali sono circa duemila.

A queste vanno aggiunte fondazioni, enti di promozione sociale e comitati. Libera, che a sua volta coordina 1500 associazioni da Nord a Sud, è l’unico sodalizio antimafia annoverato nel registro nazionale del Ministro del Lavoro per le attività di promozione sociale.

Quello dell’antimafia è un fenomeno che è letteralmente esploso nell’ultimo decennio. Un giro di milioni tra finanziamenti pubblici e il sostegno del cinque per mille che hanno fatto le fortune di personaggi che dal nulla si sono autoproclamati paladini della legalità, grazie anche alla vicinanza pubblica, talvolta inconsapevole, di magistrati e esponenti delle forze dell’ordine. Ciò che manca è un’antimafia che guardi con maggiore attenzione al Meridione, un’antimafia si faccia, realmente, strumento sociale di contrasto alla società delle disuguaglianze e della povertà.

Prendere atto che le organizzazioni mafiose siano un fenomeno sociale, culturale ed economico vuol dire sapere articolare una risposta politica che sia altrettanto sociale, culturale ed economica. In questa ottica è fondamentale parlare di welfare, di risanamento delle periferie, di investimenti nelle scuole aperte il pomeriggio, di lavoro, di un sistema economico che abbia una controllabilità negli appalti e che si riappropri di tutto il sommerso economico e di tutta la ricchezza che le mafie sottraggono speculando.

Insistere sulla necessità di un’antimafia sociale a trazione meridionale vuol dire proporre un’alternativa di società fondata non su profitto e sopraffazione, ma su uguaglianza e cooperazione; non su violenza e affermazione individuale o familistica, ma su beni comuni e collettività. Soltanto rimuovendo le cause sociali ed economiche che creano le vere e profonde diseguaglianze, che ci consegnano un mondo di ingiustize e sopraffazione, potremo costruire la vera giustizia sociale.

La lotta alla cultura mafiosa non può assolutamente prescindere da una condotta etico-sociale caratterizzata da rigore nei costumi esistenziali. Sinora il Sud è stato violentato due volte: dalla presenza delle mafie e dall’assenza di volontà del potere centrale di rimuoverle radicalmente.

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