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Achille Lauro

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“Lauro, non lo fare più!” canta Achille Lauro in un suo nuovo brano. Eppure il cantante lo ha fatto, anzi, parafrasando una delle sue canzoni potremmo dire che c’è cascato di nuovo. E così ci regala un nuovo album, “Lauro” (Elektra Records/Warner Music Italy), il suo sesto album di inediti che arriva dopo tre dischi «fuori da ogni logica» rilasciati lo scorso anno (“1990”, “1969” e “1920”; ndr), e che è stato anticipato da i singoli “Solo noi” e “Marilù”.

Questo suo ultimo lavoro discografico, il cui titolo è il vero nome del cantautore nonché il suo cognome d’arte, racchiude al suo interno il mix di quei generi musicali che lo hanno formato sin dall’adolescenza.

All’interno di “Lauro” si sente infatti il rock, il pop, il blues, ma ci sono anche tracce di funky, di punk, di musica popolare.

12 brani (più un “Prequel” strumentale) che lo rappresentano totalmente e che danno vita ad un progetto discografico «nato in maniera spontanea». «Ogni canzone è una tempesta dell’anima – spiega Lauro –  con riflessioni su di me, sull’amore, sul cinismo, sull’attrazione sessuale. Ma i sottostrati sono tanti. Dodici facce di me, di cui vorrei vi prendeste cura».

Achille Lauro è sicuro di sé, di ciò che sta facendo e di ciò che vuole, è lui stesso ad ammetterlo: «ho un’idea molto chiara di cosa voglio e di dove sto andando, ovvero far arrivare quello che veramente sono, dare il giusto valore allo spessore emotivo».

“Lauro” è dunque il contenitore di quei generi musicali che hanno reso Lauro De Marinis l’Achille Lauro di oggi. Alcuni degli stessi generi che il cantante ha portato sul palco dell’Ariston durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, ospite ogni sera con un quadro celebrativo diverso.

Proprio su Sanremo e sulle critiche ricevute si esprime: «io non mi pento di quello che ho fatto. Dietro ogni mio lavoro c’è un grande studio e una grande preparazione, sono ossessionato dai dettagli. Ho voluto far vedere che esiste qualcosa di diverso dalla globalizzazione. Anche nella musica: per me l’inferno è l’esistenza del solo reggaeton. Se fosse stato un flop, sarei ripartito da un altro punto di vista. I fallimenti fanno parte del successo».

E a chi ha azzardato paragoni sulle sue performance, risponde così: «vivo per fare qualcosa di unico e di originale. Fuori dagli schemi. Il paragone con Renato Zero? Di Zero ce n’è uno solo, come anche di Lauro. Il paragone è sbagliato».

Niente paragoni infatti. Achille Lauro è uno e unico. Ma soprattutto è libero. Libero di fare, di sperimentare, di creare. «Non ho mai seguito nessuna legge di mercato, ho sempre fatto quello che ho voluto, con la libertà di fare quello che ho voluto. Anche andando contro tutto quello che ci si sarebbe aspettato da me».

Con “Lauro” infatti, rivendica ancora una volta la sua libertà. Ma questo è inoltre un disco che segna anche uno spartiacque e l’inizio di una nuova visione artistica: «ora ho bisogno di vivere per tornare alla scrittura con nuove esperienze. Sono un grande nostalgico del passato e un sognatore verso il futuro, ma non vivo il presente».

E non pensa neppure ad un tour negli stadi, che commenta cosi: «i traguardi non esistono, vuoi sempre qualche altra cosa, piuttosto ad un certo punto mi piacerebbe sparire come Mina e lasciare solo la musica».

Per ora purtroppo non sembra esserci il modo di portare le sue canzoni dal vivo. «Ma è in programma – assicura – e appena sarà possibile farlo in sicurezza, lo farò».

E si esprime sull’assenza forzata degli eventi culturali: «l’Italia è un Paese basato sulla cultura, dunque spero che ciò che sta accadendo nel mondo del calcio, con la riapertura degli stadi, accada anche per la cultura. Bisogna uscire da questa situazione e poi anche ripensare il mercato. Non tanto per me, che posso stare anche senza concerti, ma per tutti quelli che ci lavorano».

l digitale potrebbe essere una strada da percorrere, ma «il live è un momento sacro – commenta Lauro – è confronto, è condivisione, è la strada che fai per arrivarci, è tutto il culto del concerto. Magari si potrebbe pensare a salotti digitali: l’importante è non rimanere isolati nella propria stanza».

Il cantante – che si vocifera possa essere uno dei protagonisti del prossimo concertone del Primo Maggio – durante la presentazione del suo album, ha ammesso di aver scritto moltissimo nel periodo del lockdown.

«Sono molto solitario, ho avuto tempo di lavorare alla musica senza essere inghiottito dalla frenesia del mondo e credo di avere un centinaio di canzoni da parte». Ottima notizia per tutti gli amanti della sua musica.

In fine ha fatto anche un passaggio sul Ddl Zan, contro le discriminazioni di genere, da giorni al centro di molte discussioni, tranne in quelle del Senato. «Io sono vicino alle tematiche della parità di genere e più in generale ai diritti umani. Difendere i diritti umani dovrebbe essere alla base di tutto. Se non partiamo dai diritti umani, da dove vogliamo partire? Assurdo che non sia una priorità. In 100 anni non abbiamo imparato niente».

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