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C’è gente che dopo aver toccato il fondo inizia a scavare. Almeno così si dice. Ma, per fortuna non è stato il caso dei promotori delle Olimpiadi che organizzarono al meglio quella del 1908 a Londra

C’è gente che dopo aver toccato il fondo inizia a scavare. Almeno così si dice. Ma, per fortuna non è stato il caso dei promotori delle Olimpiadi, che dopo due edizioni disastrose organizzarono al meglio quella del 1908, ospitata da Londra dopo la rinuncia di Roma per ragioni economiche.

Nella capitale inglese c’è anche l’Esposizione franco-britannica, ma le due manifestazioni restano abbastanza distinte e le gare si concentrano in due settimane di luglio e, per la maggior parte, si svolgono nel White City Stadium, il primo impianto costruito per un’Olimpiade. Ventidue le discipline in concorso e i Paesi partecipanti, più di duemila gli atleti (di cui 37 donne).

L’Italia sbarca oltre Manica con 67 olimpionici e conquista due ori: la lotta con Enrico Porro e la ginnastica con Alberto Braglia. In un primo momento alle loro medaglie si aggiunge quella di Dorando Petri, un garzone di Carpi che corre una maratona spettacolare, ma crolla a terra davanti al traguardo. Un megafonista, forse Arthur Conan Doyle, lo aiuta a rialzarsi e lui arriva primo, ma gli Usa fanno ricorso e Petri viene squalificato. Tra le Nazioni partecipanti ce n’è una che non si trova in nessun atlante: è l’Australasia, sotto la cui inedita bandiera gareggiano gli atleti di Australia e Nuova Zelanda, entrambe fresche di indipendenza dal Regno Unito.

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