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Arrivano le prime revoche delle misure cautelari notificate nel corso dell’operazione “Gutenberg”, quella concentrata sui falsi infermieri professionali. Il pubblico ministero Francesco Minisci ha dato ieri al gip Loredana De Franco, firmataria delle ordinanze, il suo parere favorevole per la revoca di otto arresti domiciliari. Ne hanno beneficiato quegli indagati che, nel corso degli interrogatori di garanzia, hanno in parte ammesso le loro responsabilità.
Gli otto beneficeranno ora della misura, decisamente meno afflittiva, dell’obbligo della dimora. Sono stati i carabinieri del Nas a notificare le nuove disposizioni del gip, che hanno interessato Lorenzo Oriolo, 32 anni, Gianfranco De Marco, 37, Attilio Caruso, 38, Francesco Castiglione, 35, Francesco De Luca, 29, Vincenzo Marino, 37, Vincenzo Luci, 27, e Ferdinando Oriolo, 35, tutti di Spezzano Albanese e tutti difesi dall’avvocato Roberto Laghi, del foro di Castrovillari.
Anche loro sono stati chiamati, insieme agli altri settanta indagati, in causa per la vicenda dei falsi diplomi professionali utilizzati per lavorare negli ospedali o nelle cliniche. Una vera e propria truffa, secondo l’accusa, commessa
ai danni del Sistema sanitario nazionale, che avrebbe permesso agli indagati di intascare lo stipendio per anni senza avere le carte in regola. Per tutta la giornata di ieri, intanto, sono proseguiti gli interrogatori nell’aula gip del tribunale di Cosenza. Gli infermieri professionali interrogati dal gip De Franco. Tuttora agli arresti domiciliari, si sono quasi tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. L’indagato Marco Foggia, 30 anni, difeso dagli avvocati Elena Artese e Massimo Petrone, del foro bruzio, ha ammesso di aver trovato lavoro (e su consiglio di una collega tirocinante) con un diploma falso, ma di essersi subito dopo messo in malattia, per non ritornare più (e malgrado i continui solleciti dell’As) in ospedale, dedicandosi esclusivamente agli studi universitari. Ha rilasciato dichiarazioni spontanee, dichiarandosi innocente, Franco Gigino Giorno, 53 anni di San Lorenzo del Vallo, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri, del foro di Cosenza. «Ho sempre lavorato onestamente e – ha precisato al gip – con titoli legittimi, alcuni dei quali conseguiti a Catanzaro, assistendo anche malati terminali».
Ha risposto al gip anche Giovanni Antonio Magurno, 56 anni di Buonvicino, difeso dall’avvocato Liserre. E’ accusato di aver conseguito un falso diploma di infermiere, “apparentemente rilasciato (siamo nel 1976, ndr) dall’Accademia Teatina per le Scienze di Roma”. Cosa che, dal 1981 ad oggi, gli avrebbe permesso di guadagnare illecitamente circa 400.000 euro. Ebbene, Magurno ha detto di non conoscere gli altri indagati, spiegando poi di essere venuto in possesso del diploma tramite una persona, all’interno di un ospedale di Roma.
Al termine degli interrogatori tutti gli avvocati hanno chiesto al gip De Franco la revoca degli arresti domiciliari, annunciando ricorso al Tdl.
E al Tdl è già ricorso l’indagato numero uno, ossia Domenico Taraso, 54 anni, per questa vicenda recluso nel carcere di Cosenza. Proprio ieri il suo avvocato difensore, Sergio Sangiovanni, del foro di Cosenza, ha depositato la richiesta a Catanzaro. Sabato scorso Taraso, capo sala presso la Clinica Tricarico di Belvedere, ha ammesso di essersi attivato per fornire dodici falsi diplomi, precisando che i beneficiari erano a conoscenza della loro provenienza illecita.

Roberto Grandinetti

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