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di ANTONIO ANASTASI
Novantatrè imputati ammessi a rito abbreviato, non solo presunti boss e affiliati ma anche colletti bianchi le cui postazioni erano dislocate tra Ue, ministeri e Comune di Crotone. Ben 33 rinviati a giudizio, tra i quali anche l’ex consigliere comunale del Pd Pino Mercurio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Soltanto due prosciolti da tutte le accuse: l’ex vicesindaco reggente del Comune Armando Riganello, scagionato da ipotesi di corruzione, e l’agente immobiliare Rocco Enrico Romanò, che era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, entrambi imputati in relazione alla vicenda Europaradiso, il progetto per la realizzazione di un megavillaggio turistico che, secondo gli inquirenti, faceva gola al clan dei Papaniciari.
E un terzo, Roberto Salerno, il presidente della Camera di commercio e di Confcommercio di Crotone, prosciolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa ma rinviato a giudizio per corruzione (sempre in relazione alla vicenda Europaradiso) e tentata estorsione.
Incassano con ovvia soddisfazione i pm Pierpaolo Bruni (nella foto) e Sandro Dolce, titolari della maxi inchiesta Herakles a carico di 128 imputati.
Presunti affiliati alle cosche crotonesi e colletti bianchi, a dimostrazione delle pesanti infiltrazioni dei clan nella vita politica e istituzionale della città. Soltanto due delle persone finite sotto accusa sono, infatti, uscite di scena e l’impianto della maxi indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Crotone e coordinata dai due pm, ha sostanzialmente retto al vaglio del gup distrettuale di Catanzaro Antonio Battaglia. Ne sono scaturiti tre distinti processi.

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