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La Guardia di finanza ha arrestato a Corigliano Calabro (Cs) un cittadino romeno che, dopo avere fatto giungere in Italia sette suoi connazionali, ed averli inseriti nel settore agricolo come braccianti, li sfruttava trattenendo una parte del loro salario. I finanzieri hanno così strncato un mercato di manodopera in nero messo in piedi dal romeno il quale, con la lusinga di un futuro migliore, aveva ingaggiato i malcapitati direttamente nel loro paese di origine, promettendo loro un impiego regolare come braccianti alle dipendenze di una non meglio specificata azienda agricola dell’alto Ionio cosentino.
Giunti in Italia, i sette rumeni, cinque uomini e due donne, sono stati avviati al lavoro nei campi direttamente alle dipendenze del connazionale che li aveva reclutati. Dopo circa una settimana di lavoro però, l’uomo, contando sul fatto che i sette erano alloggiati in un locale di fortuna ed erano privi di mezzi di sussistenza, ha iniziato a corrispondere loro un salario molto inferiore a quello pattuito, dichiarando che la differenza serviva a coprire le spese di viaggio. L’uomo aveva anche trattenuto i loro passaporti pretendendo, per la restituzione, la somma di 200 euro procapite. Dopo aver ricevuto le denunce, in base ad accordi con la Procura della Repubblica di Rossano, i fuinanzieri hanno chiesto alle vittime di fissare un incontro con il loro sfruttatore comuncandogli che avrebbero accettato di «riscattare» i rispettivi passaporti. All’incontro, in incognito, hanno assistito i finanzieri della tenenza di Corigliano Calabro che hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di estorsione, il rumeno. I sette braccianti, a causa delle loro precarie condizioni economiche, sono stati avviati alla Caritas per la necessaria assistenza.

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