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Primo stupro. Viene violentata da bambina, da due vicini di casa. La drogarono e poi abusarono di lei. Trovò il coraggio e denunciò.
Secondo  stupro, dalla giustizia, che non ha ottenuto. I suoi violentatori sono a piede libero, ancora.
Terzo stupro dalle istituzioni. Affidata a una casa di accoglienza ne viene cacciata, dal settore Politiche sociali della Regione, perché minorenne. Ha diciassette anni.
Le dicono solo che deve andare via. Trova una casa, ha un contratto, paga l’affitto. 
Quarto stupro, dalla legge. Viene cacciata di casa per una articolata vicenda legale che non la riguarda (nell’articolo sotto trovate i dettagli).
Quattro stazioni di una via crucis del dolore. Non trovo le parole, o meglio, ne ho troppe che si affastellano in mente e ognuna di loro è da censura.
Ma credo che tutti, tutti davvero dico, dovremmo indignarci. Dietro la burocrazia, la legge, le istituzioni, ci sono uomini e donne, o qualcosa del genere, che firmano documenti. Forse, e dico forse, potrebbero dare un’occhiata a quello che firmano. E ripensarci. O fermarsi prima. 

 

Qui l’articolo che tratta del caso 
https://www.ilquotidianodellacalabria.it/news/vibo-valentia/718283/Violentata-e-poi-sfrattata–la.html

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