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Un'aula universitaria

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SVEGLIARSI il lunedì mattina non è mai semplice, ma quella mattina del 27 maggio il risveglio è stato più traumatico del solito: “La Lega con il 34% è il primo partito d’Italia”. Mi chiamo Osvaldo, ho 23 anni e studio giurisprudenza. Sono di Cosenza ma vivo ormai da 5 anni a Roma per motivi di studio. Ho lasciato la mia città ma non sono tra quelli che la rinnegano, anzi, sono visceralmente legato ad essa, tanto che, appena posso, torno sempre a casa. Il mio obiettivo è quello di tornare con un bagaglio culturale più consistente e poter, nel mio piccolo, contribuire al suo miglioramento. In poche parole: terrone e fiero di esserlo! Fino a qualche anno fa mi definivo di destra, ma da quando mi sono approcciato per la prima volta al mondo del diritto e ho iniziato a comprendere il valore di quel pezzo di carta definito dai più come “la più bella Costituzione del mondo” ho cambiato idea, o meglio, ho capito di non appartenere a nessuno schieramento politico né di potermi identificare in nessuna ideologia predefinita.

Ma torniamo a noi. Leggere questa notizia mi ha traumatizzato, ma ciò che mi ha colpito maggiormente e fatto riflettere a lungo è stato un altro articolo nel quale si analizzava l’elettorato di Matteo Salvini e la sua Lega: oltre il 55% di questi non raggiunge neanche la licenza media e gli elettori nel Sud Italia sono in costante aumento. Si tratta di dati emblematici, al pari di quello che vede l’Italia tra i paesi con il più elevato tasso di analfabetismo funzionale. Questi numeri mi fanno paura. Il 34% degli italiani ha votato per chi semina odio, per chi incita al razzismo, per chi si fa tutore delle Istituzioni ma le calpesta ogni giorno, per chi non ha il minimo rispetto per lo Stato di Diritto, per la Costituzione, per la libertà di manifestare il proprio pensiero, per chi elogia la mediocrità e vuole eliminare il valore legale della laurea. Tanto a che servono tutte queste cose? Perché chi studia, fa sacrifici e si apre alla cultura deve avere più possibilità di altri? Perché chi si informa, chi ha una mente pensante e non è un semplice burattino deve avere il diritto di criticare e di esporre le proprie idee? Tanto c’è il Capitano, lui sa sempre cosa fare! Ed è proprio nel pormi tali domande che mi è venuta in mente la celebre frase che recita: “Studiate! Ci vogliono ignoranti perché un popolo ignorante è più facile da governare”. Solo in un paese dove l’ignoranza dilaga un partito come la Lega può ottenere un tale successo. Solo l’ignoranza può convincere un terrone a votare Salvini, chi ha parenti emigrati all’estero (chi, soprattutto se del Sud, non ne ha almeno uno?) a votare per un partito che infonde la paura e l’odio verso tutto ciò che è diverso, invocando l’utilizzo delle ruspe e la chiusura dei porti.‬ Attenzione: ignorante, dal latino ignorare ovvero “non conoscere”, non è un termine dispregiativo. Ignorante è “colui che non sa” e tutti, chi più chi meno, siamo ignoranti.

Tuttavia, abbiamo la fortuna di essere nati in uno Stato che riconosce il Diritto allo Studio, di vivere in un’epoca in cui il progresso tecnologico ci consente di informarci in qualunque momento e su qualunque tematica. Dovremmo ringraziare di essere nati in Italia, dovremmo sfruttare questa grande opportunità, dovremmo studiare e informarci il più possibile, dovremmo avere la voglia di scoprire ogni giorno nuove cose, di comprendere tutto ciò che accade intorno a noi, di coltivare dei valori, di farci delle idee e di portarle avanti autonomamente e non perché ci vengono inculcate o tanto meno imposte da altri.

La cultura è l’unica arma a nostra disposizione per combattere l’odio e la cattiveria, per effettuare scelte ponderate ed esercitare consapevolmente i nostri diritti di cittadini. Se Salvini ha ottenuto tanto successo vuol dire che qualcosa è andato storto, questo 34% sancisce la sconfitta della cultura e rappresenta il trionfo dell’ignoranza. Art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Chi conosce la nostra carta costituzionale come fa a votare un esponente politico che nega di continuo tale diritto e tenta di continuo di oscurare e screditare ogni giornalista che si permette di criticarlo? Chi ha studiato greco al liceo e conosce, ad esempio, l’Anaciclosi di Polibio come fa a restare silente davanti a tutto ciò? Come fa ad avallarlo senza considerare i pericoli insiti nel legittimare attraverso il proprio voto un esponente politico che vorrebbe trasformarci in una sorta di moderno Stato di polizia? Sicuramente ci troviamo di fronte ad un abilissimo stratega che è stato in grado di arrivare alla pancia degli italiani, ha ascoltato la gente ed ha saputo toccare i giusti tasti e ciò gli ha consentito di ottenere un grande consenso. Non voglio generalizzare e mi tocca ammettere che alcune sue idee non sono affatto sbagliate, certo, ma i modi non sono tollerabili: davvero sareste disposti a compromettere alcuni dei diritti inviolabili sanciti dalla nostra Costituzione, tra cui la libertà di manifestare il proprio pensiero o la libertà personale, in nome della sicurezza? Tutto questo mi ricorda qualcuno, o meglio qualcosa.

La storia dovrebbe insegnare a non commettere gli errori del passato, ma per conoscerla e non ripetere tali errori bisogna studiarla. Possedere un titolo di studio non rappresenta un sintomo di superiorità intellettuale, la cultura però ti consente di valutare tutto in modo più critico. Ed è proprio la mancanza di analisi critica della realtà che ci circonda che mi incute maggiore timore, la mancanza di memoria storica, la leggerezza con la quale si segue la vita politica del proprio paese. Con ciò non intendo affermare che chi studia è superiore agli altri o ha maggiore diritto di esprimere le proprie idee, tanto meno che il mio voto, in quanto studente universitario, vale o dovrebbe valere più di quello del contadino, muratore o pescatore che non è mai andato a scuola. Le mie critiche hanno dei destinatari completamente differenti: non chi non ha studiato per motivi indipendenti dalla propria volontà, ma è rivolto ai miei coetanei ai quali è oggigiorno garantito il diritto allo studio e che, comunque, hanno uno smartphone sempre in mano – strumento potentissimo – ma usato prevalentemente e unicamente per scattarsi selfie o postare storie su instagram. Spero che queste mie parole siano un invito alla riflessione per continuare a interrogarci sulla realtà che ci circonda in modo più critico; un invito a non fermarvi alle apparenze, a studiare e ad essere affamati di conoscenza, visto che a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto abbiamo questa grande, straordinaria opportunità. Finchè ci sarà consentito, studiamo e informiamoci, non facciamo nostra un’idea solo perché l’ha detta Tizio o Caio. La cultura è l’unica arma a nostra disposizione: facciamone buon uso.

Osvaldo Vetere

studente universitario


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