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Un'ambulanza, immagine di repertorio

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L’associazione di volontariato “SS. Maria del Pozzo” di Capurso, che forniva assistenza al Palaghiaccio di Bari, dove si teneva una festa, non ha registrato interventi la notte di Halloween, tra il 31 ottobre e il 1 novembre scorsi, quando una studentessa universitaria barese, soccorsa perché ubriaca, sarebbe stata sedata e violentata durante a bordo di una ambulanza.

E’ quanto emerge dalle indagini sulla presunta violenza sessuale, che hanno portato all’arresto del 36enne Gaetano Notaro, operatore dell’ambulanza e presidente dell’associazione, accusato di aver abusato della giovane trattenendola per oltre due ore nel mezzo.

«Nessuna documentazione inerente agli interventi e all’assistenza prestata durante la serata veniva fornita – si legge negli atti – poiché, dichiarava Notaro, non vi era stata necessità di interventi sanitari (che devono essere registrati) ma solo di assistenza a persone ubriache o sotto l’effetto di sostanza stupefacenti (che non necessitano di annotazione)».

Il 36enne ha riferito, inoltre, che, «in occasione dei due ultimi interventi effettuati dall’associazione, il primo la notte fra il 24 e il 25 ottobre e il secondo in occasione della festa di Halloween, solo una ragazza era stata fatta accomodare in ambulanza in occasione del primo intervento ed era una ragazza minorenne». Del soccorso alla studentessa che avrebbe subito la violenza, quindi, non vi è traccia nei registri dell’ambulanza.

La donna ha anche raccontato di essere stata sedata con un farmaco anestetico che le avrebbe causato sonnolenza ed è allora che l’operatore avrebbe abusato di lei. A questo proposito, nel corso delle indagini, è stato sentito Gaetano Di Pietro, ex direttore della Centrale operativa del 118 del distretto Bari e Bat, «il quale precisava – si legge negli atti – che i volontari delle associazioni, come quella dell’associazione SS. Maria del Pozzo, non hanno competenza di visita, diagnosi e terapia, hanno l’obbligo di chiamare il 118 in caso di emergenza e possono solo attuare alcune manovre connesse a fronteggiare una situazione di pericolo di vita», escludendo «categoricamente che i volontari potessero somministrare qualsiasi tipo di farmaco».

Sulla vicenda è intervenuto ieri anche il “Movimento operatori 118 associazioni di volontariato», che rappresenta gli operatori, dipendenti e volontari, delle associazioni di volontariato che gestiscono il Suem (Servizio di urgenza ed emergenza medica) 118 di Bari e provincia per conto della Asl. «Esprimiamo la massima solidarietà alla ragazza coinvolta in questo caso di presunta violenza. Noi ci teniamo a garantire il diritto alla salute di ogni singolo cittadino e non a comprometterlo», scrive in una nota il Movimento, commentando la presunta violenza sessuale subita da una studentessa barese, soccorsa ad una festa perché ubriaca, da parte di un operatore di un’ambulanza.

Il Movimento quindi «prende le distanza dai fatti» si legge nella nota, precisando che l’ambulanza a bordo della quale sarebbero avvenuti gli abusi, «non rientra nel circuito del 118 a Bari». «Noi – aggiungono – siamo una garanzia per il cittadino, un punto di riferimento in caso di necessità. Noi siamo quelli che ci mettono anima e corpo durante un soccorso».

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