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L’interno di un carcere italiano

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Nel 2019 il ministero dell’Economia e delle finanze ha risarcito 78 persone per ingiusta detenzione, dopo che la Corte di appello di Bari ha preso atto che gli imputati erano stati prosciolti, assolti in via definitiva o dopo revisione. Lo Stato ha sborsato 2,5 milioni di euro per «ripagare», se mai fosse possibile, uomini e donne che erano finite in carcere da innocenti. E’ quanto rileva la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti nella relazione su «Equa riparazione per ingiusta detenzione ed errori giudiziari».

In tre anni, dal 2017 al 2019, i risarcimenti per ingiusta detenzione nel distretto di Corte di appello di Bari, che comprende anche Foggia e Bat, sono stati 250 per un totale di 8,5 milioni di euro di indennizzi riconosciuti. Nel 2017 sono stati riconosciuti dalla Corte di appello 94 episodi di detenzione in carcere ingiusta; nel 2018 i casi sono stati 78, alla pari del 2019. Nel 2019 si sono registrati più risarcimenti solamente nei distretti delle Corte di appello di Napoli (129), Reggio Calabria (120), Roma (105) e Catanzaro (83). La riparazione pecuniaria per ingiusta detenzione è prevista dagli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale e la disciplina si applica anche ai casi di errore giudiziario.

La giustizia italiana, insomma, si rivela fallibile, ogni anno sono numerosi i casi di errori giudiziari che causano anche la detenzione ingiusta, a volte anche per anni. «Nel triennio 2017-2019 – evidenziano i magistrati della Corte dei Conti – è stato rilevato un progressivo aumento della spesa pubblica, in termini di impegni di competenza, per i casi di errori giudiziari/ingiusta detenzione». Nel 2020 c’è stata una lieve diminuzione, anche se bisogna fare la tara rispetto ai procedimenti rinviati per via dell’emergenza Covid. In particolare, mentre nell’anno 2019 (48.799.858,00 euro) la spesa era risultata aumentata più del 27% rispetto al 2017 (38.287.339,83 euro), nel 2020 l’importo complessivo (43.920.318,91 euro) è risultato superiore a quello del 2017 ma inferiore a quelli del 2018 e 2019.

Alcune volte la custodia cautelare dura mesi, momenti vita strappati a qualcuno che poi il Tribunale stesso dichiara innocente. La legge italiana prevede, però, un risarcimento per ingiusta detenzione. È la stessa Costituzione italiana ad affermare che la legge deve determinare le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari. Certo nessuno potrà mai restituire anni di vita persi e il marchio che una detenzione può stampare a vita su una persona però il procedimento esiste e costa ogni anno allo stato milioni di euro.

«Tale istituto – spiega la Corte dei Conti – rappresenta il riconoscimento, a livello normativo, del principio di civiltà giuridica e di attuazione dei valori di un ordinamento democratico in virtù del quale chi sia stato privato ingiustamente della libertà personale ha diritto ad una congrua riparazione per i danni materiali e morali patiti. Dall’indagine, sviluppata dalla Sezione del controllo esaminando un campione di ordinanze irrevocabili, è emersa, tuttavia, una difforme applicazione dei criteri di liquidazione di tali ristori da parte delle Corti d’appello. Questo suggerisce l’opportunità di un monitoraggio del ministero della Giustizia per l’acquisizione dei provvedimenti giudiziari per i quali si potrebbero prefigurare indennizzi». 

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