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Un'auto della polizia

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Ventitre condanne e due assoluzioni. Questo l’esito del processo con rito abbreviato sullo scontro tra i clan baresi che insanguinò la città nella primavera del 2017, attraverso delitti e «stese». Il gup del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola, ha infatti condannato 23 imputati a pene comprese fra 2 anni e 8 mesi e 30 anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato svoltosi sulla guerra di mafia tra il clan Parisi-Palermiti e il gruppo criminale capeggiato da Antonio Busco, che si consumò a Bari nel 2017, per il controllo del traffico di droga in città. Per altri due imputati nello stesso procedimento c’è stata invece l’assoluzione.

Nel processo sono contestati i due agguati del 6 marzo 2017, quando venne ucciso il pregiudicato Giuseppe Gelao e ferito Antonino Palermiti, nipote del boss Eugenio, e del 12 aprile quando fu assassinato, in risposta a quel delitto, il pregiudicato Nicola De Santis, vicino a Busco. Quella sera, un proiettile andò a forare anche la porta di un’aula del liceo Salvemini, nel quartiere Japigia, fortunatamente senza provocare vittime. Per l’omicidio Gelao sono stati condannati a 30 anni reclusione Davide Monti e Giuseppe Signorile (Busco, terzo co-imputato per il delitto, è a processo davanti Corte di Assise).

Relativamente, invece, all’omicidio di De Santis è stato condannato alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione il collaboratore di giustizia, reo confesso, Domenico Milella, ex braccio destro del boss Palermiti, per il quale il giudice ha riconosciuto uno sconto di pena per la sua collaborazione con la giustizia.
Gli altri venti imputati (condannati a pene variabili dai 2 anni e 8 mesi ai 9 anni di reclusione) rispondono delle cosiddette «stese», in tipico stile camorristico: incursioni di gruppi armati che, in sella a decine di motociclette, sparavano in piena notte nelle strade del quartiere interi caricatori di mitragliette.

Tra gli imputati condannati, alcuni dei quali con numerosi precedenti penali a carico, figurano Radames Parisi, Michele Ruggieri, Attilio Caizzi, Filippo Mineccia e Raffaele Addante. I pm della Direzione distrettuale antimafia di Bari – Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano – contestavano loro, a vario titolo, i reati di detenzione di armi, droga e pestaggi.
Sono stati assolti dalle accuse, infine, Giovanni Palermiti e Umberto Lafirenze.

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