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Uno degli arresti eseguiti dalla polizia per l’omicidio Luisi

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LUIGI e Antonio Luisi, erano padre e figlio e sono stati uccisi in due agguati organizzati a distanza di un anno l’uno dall’altro. La sera del 20 aprile 2015, insieme con altre due persone, giocavano a carte in un circolo ricreativo. Un giovane, con il volto coperto dal casco integrale e che indossava una tuta nera, fece irruzione e sparò con due revolver 357 verso Luigi Luisi ma suo figlio Antonio, incensurato ed estraneo a qualsiasi attività illecita, fece da scudo a suo padre, rimanendo ucciso. Luigi Luisi fu colpito, ma riuscì miracolosamente a salvarsi. L’assassino scappò poi con una moto guidata da un complice che lo stava aspettando all’esterno, come confermato dalle telecamere di sorveglianza nel quartiere che riuscirono a immortalarlo.

I sicari, però, non si rassegnarono dopo quel primo agguato nel circolo ricreativo. La decisione arrivata dall’alto era chiara: Luigi Luisi doveva morire. E così il 31 ottobre del 2016 un commando gli sparò contro tre colpi. Luisi si trovava all’angolo fra via Ettore Fieramosca e via Dante, nel quartiere Libertà, mentre fra le strade della città le famiglie con i bambini festeggiano la ricorrenza di Halloween. Fu trasportato di urgenza al Policlinico: dopo qualche settimana di coma, morì.

A marzo 2017, Michele Miccoli, elemento di spicco del clan Strisciuglio, diventò collaboratore di giustizia e svelò agli inquirenti i mandanti e i motivi del primo tentato omicidio avvenuto nell’aprile del 2015, costato poi la vita al figlio dell’uomo che era il vero obiettivo del clan. I carabinieri arrestarono sette persone, tutti noti per i precedenti penali che avevano a carico, tra cui i capi della cosca mafiosa.

A febbraio del 2020, scattarono altri arresti: gli uomini della Squadra mobile misero le manette ai polsi dei presunti esecutori materiali dell’omicidio e del tentato omicidio. A distanza di cinque anni dall’agguato, la Corte di Assise di Appello di Bari ha confermato le condanne – già inflitte nel dicembre 2019 in primo grado – a pene comprese tra i 20 anni e i 16 anni di reclusione nei confronti di altrettanti affiliati al clan Strisciuglio.

Il duplice omicidio mafioso, secondo la Dda, è avvenuto nell’ambito di una guerra tra clan per il controllo dello spaccio di droga nel quartiere Libertà. Luisi era nel mirino degli Strisciuglio perché, oltre a essere esponente del gruppo avverso dei Mercante, avrebbe spacciato sostanze stupefacenti e chiesto il pizzo al Libertà «senza autorizzazione». Si sarebbe anche fatto garante per un commerciante della zona che non voleva più alcuna intenzione di pagare la tangente mensile agli Strisciuglio.

I giudici del secondo grado hanno condannato a 20 anni di reclusione Vito Valentino e Alessandro Ruta, ritenuti i mandanti del primo agguato, quello in cui morì Antonio Luisi; Domenico Remini, pianificatore di entrambi i delitti; Christian Cucumazzo e Antonio Monno, esecutori materiali dell’omicidio di Antonio Luisi e del tentato omicidio del padre Luigi; Maurizio Sardella, che avrebbe invece aiutato i sicari dell’agguato al padre, monitorando i movimenti della vittima.

Confermate anche le altre condanne: 18 anni di reclusione per Donato Sardella, figlio di Maurizio, e a 16 anni per Gaetano Remini, fratello di Domenico, che confessarono poi di essere gli esecutori materiali del secondo assassinio, quello di Luigi Luisi.

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