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La sede del Comune di Ostuni

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«Legami parentali di alcuni ex consiglieri comunali di Ostuni con esponenti dei locali clan mafiosi». Questo uno degli elementi emersi dalla relazione del ministro dell’Interno al presidente Mattarella per proporre lo scioglimento del Comune di Ostuni il 23 dicembre scorso trasmessa al presidente della Repubblica ai fini dello scioglimento del Comune di Ostuni.

Uno dei casi segnalati è quello di un ex consigliere comunale, figlio di un uomo con precedenti per reati associativi mafiosi, vicino a alcune società, due delle quali, interessate alla gestione di un parcheggio, sono state coinvolte in provvedimenti dei Prefetti di Brindisi e Lecce. Sembra che anche anche il fratello dell’ex consigliere sia stato condannato per reati simili.

Un altro consigliere, poi, è sposato a una persona coinvolta in una recente vicenda giudiziaria e condannato per alcuni reati finanziari aggravati dall’associazione mafiosa e nipote di un noto pregiudicato mafioso locale».

“Il sindaco ha nominato un nuovo assessore, la cui sorella è coniugata con un pregiudicato avente a sua volta stretti legami con un soggetto attualmente detenuto in carcere e ritenuto un esponente di spicco della Sacra corona unita“, è scritto ancora.

Fra gli elementi emersi nella relazioni ce ne sono alcuni che aggiungono ulteriori particolari come il canone di appena 510 euro per la gestione di un parcheggio pubblico a Ostuni, «Il quadro di insieme delineato dalla relazione del prefetto di Brindisi ha posto un risalto diverse criticità – si legge ancora – tutte sintomatiche dello sviamento delle attività dell’ente rispetto al perseguimento esclusivo dell’interesse pubblico».

Carenze e ritardi sono stati evidenziati anche nella gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, si sottolinea ancora nel documento
«Le risultanze ispettive hanno accertato che parte di tale patrimonio – si legge infatti – sebbene già assegnato ad associazioni o enti per finalità sociale, nei fatti risulta non utilizzato in quanto bisognevole di interventi di manutenzione o recupero strutturale.

Si segnala anche che “Solo a luglio 2021 la giunta ha avviato le procedure per l’esecuzione forzata del giudicato, dopo che la Questura ha chiesto chiarimenti». La stessa cosa sembra sia accaduta anche per il «Recupero delle somme anticipate dal Comune per la demolizione di un edificio abusivo, sebbene risalga all’aprile 2014. Solo a giugno 2020 la giunta ha deliberato l’avvio delle procedure».

Presunta illegalità è emersa anche nella gestione del patrimonio immobiliare. Gli immobili sono occupati, si fa presente nella relazione del ministro dell’Interno «Per la quasi totalità (circa il 90%) in modo non conferme a quanto previsto dal regolamento comunale vigente in materia.

La commissione d’indagine nel precisare che, sebbene le singole situazioni emerse in sede ispettiva siano tutte risalenti nel tempo, rileva che l’inerzia mostrata dalle passate amministrazioni comunali è proseguita con l’attuale gestione che in tal modo ha contribuito, omettendo di porre in essere alcuna iniziativa a rimuovere la condizione di illegalità, a perpetuare le condizioni che negli anni hanno consentito a numerosi soggetti controindicati (36 su 51 assegnatari, compresi i familiari) riconducibili al locale contesto criminale, di occupare gli alloggi pubblici residenziali senza averne diritto».

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