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Una filiale della Banca popolare di Bari

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Una terna di commercialisti baresi come alternativa ai nomi proposti da Mediocredito centrale. Alla vigilia dell’assemblea dei soci, convocata per domani allo scopo di sostituire i tre componenti del collegio sindacale dimessisi nelle scorse settimane ed eleggerne il presidente, galoppa la sfiducia nei confronti della Banca Popolare di Bari. E sono gli stessi azionisti, rappresentati da tre organismi associativi, a voler imporre il loro establishment: AssoAzionisti Banca popolare di Bari, rappresentata da Giuseppe Carrieri, il Comitato indipendente azionisti Banca popolare di Bari, Saverio Daddario, e l’associazione Avvocati dei consumatori, con l’avvocato Nico Romito, propongono Riccardo Rocca, quale presidente, Michelangelo Liuni e Michele Suriano quali sindaci, «tutti stimati commercialisti – come scrivevano nella chiamata a raccolta, conclusasi ieri – Chiediamo a tutti i soci di Banca Popolare di Bari di partecipare al voto entro il 23 settembre in modalità digitale, collegandosi al sito internet della Banca Popolare di Bari e seguendo le istruzioni riportate nella sezione Investor Relation. Abbiamo bisogno di rappresentare al socio pubblico MCC, che 60mila azionisti esistono, seguono le vicende della banca e non intendono essere considerati fantasmi del passato».

La lista nata dal basso prova ad evitare l’elezione dei tre nomi presentati dall’istituto: Ignazio Parrinello e Massimo Bianchi, sindaci effettivi e Paolo Palombelli come sindaco supplente (con Parrinello presidente). Figure che, a quanto pare, non rassicurano gli azionisti: «Viviamo una situazione incredibile – scrivono – che il nuovo socio di maggioranza (MCC) non riesce a gestire a discapito dei 60mila soci di Banca Popolare, della clientela e del personale. Le associazioni dei soci della Banca Popolare di Bari (coordinatesi tra loro) hanno richiesto da settimane, inutilmente, un incontro urgente al presidente del MediocreditoCentrale, Bernardo Mattarella, per rappresentare la grave situazione in cui versa la banca, che impone il radicale cambiamento della governance societaria».

Domani dunque, si gioca la prima partita in calendario per orientarsi sulla direzione che il più grande istituto del sud, con ambizione di diventare “La Banca del sud” intende prendere. Le ultime battute hanno visto lo sgretolarsi del collegio sindacale, espressione più alta del controllo sull’operato della banca: il primo a dimettersi il 30 luglio per motivi personali era stato Luca Aniasi, presidente del collegio sindacale, seguito a ruota l’11 agosto da Gandolfo Spagnuolo, per impegni professionali. Il sindaco effettivo e presidente del collegio sindacale, Roberto Ferrara, aveva mollato il 2 settembre, per «concomitanti impegni professionali presenti e futuri». Nel mezzo l’addio di Alberto Beretta, che a fine agosto ha rinunciato all’incarico di chief lending officer, colui che in sostanza si occupava di assumere, direttamente o sottoponendole agli organi competenti, le decisioni rilevanti in materia di assunzione e gestione dei rischi di credito dell’istituto.

«Famiglie e imprese non dimenticano le sorti di Banca Popolare di Bari – avvertono le due associazioni e il comitato – Non dimenticano di aver visto azzerato il loro investimento finanziario, non dimenticano che la Banca Popolare di Bari (ora pubblica) ha il dovere di ristorare i soci delle gravi perdite (incolpevolmente) subite, a causa di una gestione sballata e incapace. Gestione che, purtroppo, tuttora continua, malgrado l’estromissione della famiglia Iacobini».

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