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Dodicimila prime visite ed esami non sono stati eseguiti nei tempi massimi previsti dalla legge: l’emergenza Covid-19 ha peggiorato una situazione che già di partenza non era idilliaca. In Puglia le liste di attesa si sono allungate in maniera spropositata e l’effetto è che migliaia di cittadini attendono oltre il dovuto per sottoporsi ad un accertamento. Un esame non di routine o di controllo, parliamo di approfondimenti prescritti ai pazienti per la prima volta per un sospetto diagnostico.

E’ quanto emerge dall’ultimo monitoraggio svolto dalla stessa Regione sui tempi di attesa in sanità: le verifiche sono state svolte tra il 12 e il 16 luglio del 2021 e su un totale di 64.520 esami o visite prenotate per la prima volta, gli ospedali e ambulatori sono riusciti a rispettare i tempi massimi solamente per 52.586 prestazioni. Vuol dire che altri 12mila pugliesi hanno dovuto attendere più del lecito e questo vale anche per gli esami «urgenti».

Ad esempio, solamente una visita cardiologica urgente su cinque a luglio è stata eseguita entro tre giorni dalla prenotazione, per la precisione su 126 pazienti sono stati 25 i «fortunati» che hanno potuto sottoporsi all’esame nei tre giorni previsti, il 19,84%. Su 23 pugliesi che hanno prenotato una prima visita gastroenterologica urgente, in quattro hanno ottenuto una data entro i tre giorni (17,39%); Tac dell’addome superiore: 15 prenotazioni e due visite entro tre giorni (13,33%); Tac all’addome completo, 114 richieste e 17 esami nei tempi massimi (14,91%); Tac al cranio, 61 prenotazioni e solamente otto esami eseguiti entro i tre giorni (13,11%). Potremmo proseguire.

Mediamente, è stato calcolato dal monitoraggio regionale, per una prima visita cardiologica urgente i tempi di attesa sono pari a 22 giorni; per una prima visita gastroenterologica urgente addirittura 75 giorni. Lungaggini anche nel caso di una mammografia monolaterale, sempre urgente: 55 giorni di attesa. Il record spetta all’elettromiografia semplice: anziché tre giorni, con l’urgenza il paziente deve aspettare mediamente 76 giorni. Un’eternità.

A breve da Roma arriveranno poco più di 32 milioni, è questa la cifra che la Puglia riceverà dal governo per abbattere le liste di attesa. Non una somma astronomica, ma un gruzzoletto comunque utile per potenziare i servizi sanitari: serviranno, in parte, per acquistare prestazioni dagli ospedali privati, e poi per tenere aperti gli ambulatori e attivi i grandi macchinari (Tar, risonanze, Pet) almeno 12 ore al giorno e per pagare gli straordinari al personale nel pubblico. Il lavoro da fare non manca, basti pensare, un dato su tutti, che sono oltre 134mila gli interventi programmati in meno nel 2020 rispetto al 2019, 65mila durante il primo lockdown, da marzo a giugno, e 52mila da ottobre a dicembre dell’anno scorso.

Numeri record per la Puglia, solamente in Calabria si è registrata una contrazione delle operazioni chirurgiche maggiore: nel 2019 furono 477.648 gli interventi, nell’anno della pandemia Covid-19 solo 343.362, -28,1%. Interventi da recuperare. In tutto il 2020 rispetto all’anno prima, le prestazioni di specialistica sono diminuite del 28,1% e le visite di controllo del 22,5%.

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