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Un bambino in ospedale e il pediatra Antonio Di Mauro

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«Oramai è un’infezione pediatrica, possiamo dirlo, perché circola per lo più tra i bambini. Non bisogna allarmarsi, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di paucisintomatici, ma stare comunque in allerta».
Antonio Di Mauro, pediatra barese, spesso impegnato nella divulgazione di informazioni e consigli medici in favore delle famiglie, anche attraverso i social, ne è certo. Il Covid, con la variante Omicron prevalente, colpisce per lo più i più piccoli. La conferma di quanto dice arriva anche dall’ambulatorio convenzionato di Margherita di Savoia, dove il medico consigliere junior della Società italiana pediatri evidenzia un dato significativo.

I numeri che rileva dicono che il cinque per cento dei suoi piccoli pazienti ha contratto il virus Lo ritiene preoccupante?
«Dico che in dieci giorni non è mai accaduto di contarne così tanti e che questo numero è sicuramente. Su 650 bambini seguiti, 37 sono attualmente positivi. La maggior parte di loro è stata sottoposta al tampone perché caso sospetto o a contatto stretto in ambito familiare e scolastico con un positivo. Alcuni avvertono febbre, mal di testa, mal di gola, dolori muscolari, tosse e sintomi gastrointestinali. Per qualche bambino ho dovuto attivare le Usca per valutare la saturazione e la dispnea a domicilio, durante l’isolamento domiciliare. Ma questi dati sono solo la punta di un iceberg, ci saranno tanti altri bambini asintomatici non arrivati alla mia attenzione».

Da cosa ritiene dipenda questo andamento?
«Ci sono almeno due motivi. Il primo è che si effettuano più tamponi antigenici che ora facciamo anche noi negli studi, e che sono eseguiti anche nelle scuole per casi sospetti. Il secondo motivo è che il virus circola di più tra la popolazione non vaccinata. Nonostante nel mio ambulatorio oltre il 60 per cento dei bambini tra i 5 e gli 11 anni abbia già ricevuto la prima dose, sopra la media regionale, a sua volta la migliore su scala nazionale, il ciclo vaccinale per questi bambini non è ancora completo. Sotto quella fascia di età poi la situazione è anche peggiore, perché i bambini sono tutti non vaccinabili e molto più complicata è per loro la gestione delle norme igieniche anticontagio».

In Puglia siamo anche nella fase di picco dei contagi, c’è da considerare questo fattore legato alla quarta ondata.
«Siamo in una fase di circolazione elevata tra i bambini, questo è certo. Seppure nella stragrande maggioranza dei casi il decorso è stato, è e, si spera, sarà buono, più saranno grandi i numeri dei bambini contagiati, e più alta sarà la probabilità di avere tra questi dei casi gravi. Banalizzando, se c’è una ospedalizzazione su 100 casi e i casi diventano 1000, avremo 10 bambini che necessitano di ospedalizzazione. È sempre il denominatore a fare la differenza».

Le sono capitati casi gravi?
«Fortunatamente finora solo uno, per conseguenze post malattia. Un paziente fragile. Gli altri casi sono tutti stati gestiti a domicilio. In ambulatorio però continuano a presentarsi sempre più casi classificabili come “long Covid”, con sintomi che si protraggono per diverse settimane, anche dopo la negativizzazione. Per non parlare poi delle situazioni complesse dal punto di vista psicologico che si protraggono nei bambini che sono stati costretti all’isolamento. C’è tanto ancora da dire sul Covid in età pediatrica, e di risvolti psicologici penso e temo continueranno ad essercene per molto tempo. Il virus è in piena circolazione e solo una campagna vaccinale efficace e il rispetto delle norme anti-contagio può dare ai nostri bambini le giuste armi per fermarlo».

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