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Alcuni momenti della protesta dei piccoli risparmiatori, ieri mattina, davanti alla sede storica della Banca Popolare di Bari

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L’ultima disperata mossa – «vogliamo i nostri sacrosanti risparmi!» – è affidata ai senatori. E agli emendamenti previsti in Commissione Bilancio nella prossima manovra finanziaria. Una norma che ristori con 5 euro ad azione tutti gli ex soci. Oggi beffati dai mancati indennizzi. Tornano a far sentire la loro voce i piccoli risparmiatori della Banca Popolare di Bari con un’iniziativa legislativa spedita direttamente a Roma. Ieri mattina decine e decine di ex azionisti hanno nuovamente protestato davanti alla sede madre dell’istituto bancario in corso Cavour, travolto dai debiti e dalle inchieste giudiziarie. «Ci diano i nostri soldi, non ne possiamo più di questa beffa» le parole dei tanti – ormai sono volti noti – che ogni volta raccontano la propria disperazione.

Dall’insegnante in pensione alla casalinga, dal padre di famiglia al piccolo correntista, tutti quelli che «hanno messo da parte i risparmi di una vita e che ora stanno subendo, da ben due anni e senza alcuna risposta, l’ennesimo torto» dice l’avvocato Giuseppe Carrieri, a capo di AssoAzionistiBpb che, assieme al comitato indipendente Bpb, presieduta da Saverio D’Addario, ora gioca l’ultima carta: «Interessare la politica e i 20 senatori pugliesi». Ai quali nelle scorse ore è stato già inviato l’emendamento.

Secondo il testo, l’indennizzo è riconosciuto nella misura di cinque euro per azione posseduta alla data del primo dicembre 2019 e nel limite massimo di 150mila euro per ciascun socio-risparmiatore. «L’indennizzo – si legge – è corrisposto al netto di eventuali rimborsi-ristori ricevuti dal socio-risparmiatore ed è erogato contestualmente alla cessione gratuita delle azioni indennizzate a ciascun socio al soggetto che sarà indicato dalla MedioCreditoCentrale spa (la società che fa capo al Tesoro, a cui è stata affidata al 97 per cento la Popolare di Bari, ndr). Del pari contestualmente, si rinunzierà a ogni e qualsiasi pretesa per gli eventuali ulteriori danni patrimoniali subiti, per le sole azioni oggetto di indennizzo».

«Questo emendamento è teso a spiegare a tutti i senatori, anche a quelli non del territorio, come stanno realmente le cose. Qui non parliamo di una banca fallita, come quelle venete, ma di una banca che esiste ancora, grazie allo Stato, e che deve ristorare i suoi ex risparmiatori riconoscendo almeno la metà del valore di ogni singola azione» dice ancora il legale Carrieri spiegando che «tale soluzione azzera anche tutti i contenziosi». Il rimborso parziale delle azioni, secondo i proponenti, potrebbe avvenire «senza colpire i contribuenti italiani» tramite i fondi dormienti del sistema bancario disciplinati dalla legge 266/05, già coperta da una consistente dotazione finanziaria.

L’emendamento prevede inoltre l’istituzione di una commissione tecnica composta da tre membri per l’esame delle domande e l’ammissione all’indennizzo. Ma non solo. C’è una parte che prevede una precisa condizione: «Non hanno accesso al fondo – si legge nel testo – i soggetti che abbiano avuto in Banca Popolare di Bari gli incarichi di: componente del cda e degli organi di controllo e vigilanza; membro del collegio sindacale; consigliere delegato; direttore e vicedirettore generale nonché i loro coniugi, parenti ed affini di primo e secondo grado». Ora gli ex risparmiatori attendo un segnale da Roma. «Anche perché – conclude l’avvocato Carrieri – la politica deve finalmente dare una risposta. I risparmiatori non possono restare per tutta la vita a protestare per strada».

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