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Poche risorse per i servizi sociali di Puglia e del Sud

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Su 257 Comuni pugliesi ben 182 non riescono a garantire a tutti i loro cittadini i servizi di Welfare perché non hanno risorse finanziarie. Significa non poter dare assistenza ai propri anziani, alle famiglie bisognose e ai bambini che necessitano di essere seguiti, non poter spendere per potenziare gli asili nido e, in generale, i servizi sociali. A lanciare l’allarme è la Sose, Soluzioni per il sistema economico spa, una società per azioni creata dal ministero dell’Economia e da Banca d’Italia per determinare i cosiddetti fabbisogni standard, anche in attuazione del federalismo fiscale.

Dallo Stato arrivano poche risorse e la solo entrate dei comuni non bastano a soddisfare i bisogni primari della collettività: colpa soprattutto di un definanziamento del settore Welfare, che nel corso degli ultimi 20 anni ha riservato alla Puglia, e al Sud in generale, meno finanziamenti e trasferimenti rispetto alle reali esigenze. E’ l’effetto distorto del federalismo e dell’applicazione della «spesa storica» che ha finito per penalizzare il Mezzogiorno. Per fare un esempio, i comuni pugliesi riescono a investire nel diritto allo studio, mediamente, 15,11 euro per ogni cittadino; in Veneto la spesa sale a 45,07 euro pro capite, il triplo; in Lombardia si attesta a 41,01 euro, la media italiana è di 28,13 euro.

Nel settore sociale nel suo complesso, nel 2019 la Puglia ha potuto spendere 60 milioni, il Veneto 220 milioni, l’Emilia Romagna 95 milioni, la Toscana 103 milioni, tutte regioni simili per numero di residenti. Per Sose la soluzione è riequilibrare i trasferimenti statali: «Gli obiettivi di servizio – si legge nel report – per il potenziamento dei servizi sociali nel 2021 consistono nell’avere un livello di spesa corrente per il sociale non inferiore al livello del rispettivo fabbisogno standard monetario.

Per gli enti che non raggiungono tale livello di spesa è necessario incrementarla nel corso dell’anno nella misura almeno pari alle risorse aggiuntive assegnate». Tradotto in soldoni, alla Puglia mancano almeno 10,6 milioni per i servizi sociali. Situazione che si riflette in ogni ambito, a cominciare dagli asili nido: all’appello mancano 18.041 posti per raggiungere l’obiettivo minimo fissato dall’Europa di 33 posti ogni 100 bambini con meno di tre anni. La Puglia è tra le regioni italiane con la minore copertura, fanno peggio solamente Campania, Molise, Calabria, Sicilia e Basilicata. Il gap con le regioni del Nord è importante: in Emilia Romagna, ad esempio, i posti disponibili negli asili sono 31,7 ogni 100 bambini, ne mancano soltanto 5.319 per centrare l’obiettivo.

Stessa situazione in Toscana che può contare su 31,6 posti ogni cento bimbi; e in Umbria (31,7%). La Puglia si ferma ad appena 13,2 posti ogni cento bambini. «Il Pnrr – scrive sempre Sose – offre al nostro Paese una grande opportunità per poter colmare i gap infrastrutturali esistenti tra i diversi territori, che si traducono in diversi livelli di servizi pubblici offerti dalle Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni».

Certo, qualcosa si sta muovendo per ridurre le distanze tra Nord e Sud: nel settore del Welfare, grazie alla definizione degli obiettivi di servizio per i servizi sociali e per gli asili nido, finalmente il Mezzogiorno inizia a recuperare una parte di quei soldi che prima prendevano la strada del Nord. Con l’ultima legge di Bilancio sono state previste, per la prima volta, accanto agli obiettivi di servizio nell’ambito sociale e socio-educativo, anche risorse aggiuntive da versare ai comuni.

Con un incremento del Fondo di solidarietà comunale (Fsc) che, a regime, varrà oltre 650 milioni di euro per lo sviluppo dei servizi sociali, nonché 300 milioni per il potenziamento degli asili nido, il Sud ha potuto beneficiare di maggiori risorse. Ma la strada è ancora molto lunga.

«Chiediamo che nei prossimi bandi per l’assegnazione dei fondi del Pnrr per i servizi della prima infanzia, l’attenzione del governo sia sempre massima affinché quelle risorse contribuiscano effettivamente a ridurre i divari territoriali esistenti, aiutando maggiormente le aree più svantaggiate», dichiara Francesca Galizia, deputata del MoVimento 5 Stelle che ieri ha rivolto al Governo un’interpellanza urgente sul tema.

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