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La crisi Covid ha colpito duro il sistema economico regionale, ma la Puglia ha retto meglio del resto del Sud e ora si intravedono i segnali di crescita. L’unica nota dolente riguarda l’occupazione nelle fabbriche: si sono persi migliaia di posti, oltre la media nazionale e del Sud. A dirlo è il monitoraggio effettuato da Confindustria attraverso il report «Check-up Mezzogiorno» realizzato dall’area Politiche regionali e per la coesione territoriale di Confindustria e da Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno).

Imprese attive
Che sia iniziata la risalita lo dicono diversi indicatori, tra questi il numero di aziende attive: nel terzo trimestre del 2020, ad esempio, le imprese attive in Puglia erano 328.881, nel terzo trimestre dell’anno in corso, invece, sono 333.352, una variazione positiva dell’1,4%, superiore persino alla media nazionale che è pari allo 0,9% e del Centro-Nord, 0,6%. Evidentemente c’è maggiore fiducia adesso e ci sono nuovi investimenti. Se si prendono in considerazioni le società di capitali, nel terzo trimestre del 2020 erano 65.077, un anno dopo sono 69.019, +6,1% addirittura, fa meglio solo la Sicilia (+6,2%), ben oltre la media italiana (+4,9%) e del Centro-Nord (+4,4%).

«Al III trimestre 2021 – si legge nel report – le imprese attive nel Mezzogiorno sono più di 1 milione e settecentomila e in leggera crescita (+1,6%) rispetto all’anno precedente. Fatta eccezione per il Molise, che registra una lievissima decrescita, il numero delle imprese attive è in aumento in tutte le regioni del Sud. Le imprese di capitali al Sud sono ormai più di 370 mila, con una crescita del 5,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che equivale a circa 21mila nuove imprese di capitali in più. Tutti i dati mostrano una maggiore dinamica imprenditoriale nel Mezzogiorno».

Il lavoro perso
Nel 2020 rispetto all’anno prima, la Puglia anche sul fronte dell’occupazione ha tutto sommato retto botta: secondo lo studio, l’occupazione è calata dell’1%, meno della media nazionale, -2%. Ma se nel settore dei servizi la perdita è stata contenuta, -0,6%, e nelle costruzioni c’è stato persino un miglioramento netto, +5,3%, è nel settore dell’industria che c’è stato un tracollo: -6,5%, mentre nel resto del Mezzogiorno c’è stato addirittura un minimo incremento, +0,1%, e la media nazionale si è attestata ad un -0,4%. «Il Mezzogiorno – scrive Confindustria – nel suo complesso presenta una riduzione del 2%, pari a quella nazionale e a quelle delle altre aree territoriali. Spiccano, invece, a livello regionale le perdite di occupazione in Sardegna (-4,6%), Calabria (-4,3%) e Molise (-3%). Complessivamente stabile è stata l’occupazione del manifatturiero nel Mezzogiorno, un risultato migliore di quello nazionale e del Nord.

A livello regionale si registrano incrementi molto positivi in Calabria (+8,3%), Basilicata (+5,6%) e Campania (+4,9); negativi in Puglia (-6,5%). Positiva la crescita occupazionale nelle costruzioni, indotta dai favorevoli incentivi alle ristrutturazioni, con un +2,1% nel Mezzogiorno, rispetto al +1,4% nazionale. Molto positiva la crescita occupazionale in Sicilia (+17,9%) e Sardegna (+19,4%) e molto negativa in Calabria (-15,4%). Nei servizi, si registrano cali occupazionali in tutto il Paese, tra il -2,5% del Mezzogiorno e il -2,8% a livello nazionale».

Spesa fondi europei
Sul fronte dei programmi europei la Puglia, a parte il caso agricoltura, è la regione che spende più rapidamente le risorse. Sui fondi Por, ad esempio, a fronte di 4,4 miliardi ne ha impegnati già 5,2, includendo la quota di compartecipazione, mentre i pagamenti effettuati sono pari a 3,1 miliardi. Miglior performance al Sud.

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