X
<
>

Una parte dell’area che ospitava la Fibronit

Condividi:
3 minuti per la lettura

di SAMANTHA DELL’EDERA
Settecento morti. Per mesotelioma pleurico, un tumore provocato dalle fibre di amianto. Tutti operai o residenti nella zona dove sorgeva la Fibronit, ribattezzata a Bari e in tutta Italia, la fabbrica della morte. Una fabbrica che ha fatto paura per anni, anche dopo la chiusura nel 1985: perché l’amianto era ovunque. Nei capannoni, nel terreno, nell’aria. Ovunque. Ed era mortale. Il Comune di Bari ha quindi portato avanti negli anni una prima bonifica e una seconda permanente. Per eliminare migliaia di tonnellate del materiale. Ultimo passo è stato l’abbattimento dei capannoni, conclusosi nel 2018. Da allora della Fibronit è rimasta solo una spianata, sulla quale dovrebbe sorgere il tanto atteso parco della “rinascita”, dedicato alle vittime della fabbrica della morte.

Un parco per il quale è già pronto il progetto preliminare (aprile 2019). Ma la burocrazia ha ancora una volta rallentato tutto. «Siamo quasi in dirittura d’arrivo per ottenere la certificazione di avvenuta bonifica da parte della Città metropolitana di Bari – spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Galasso – dopo che la Asl ha dichiarato tutte le aree bonificate, protette e calpestabili. Manca la relazione finale dell’Arpa, da consegnare alla Città metropolitana, che deve rilasciare il certificato.

Ma prima di procedere alla gara per la progettazione definitiva, esecutiva e all’appalto occorre fare un supplemento all’accordo di programma, per inserire appunto la realizzazione del parco e le indicazioni sulle risorse da usare per i lavori. Dopo il nuovo accordo di programma potremo indire la gara di progettazione». Non ci sono al momento certezze sulla tempistica. «Trattandosi di sottoscrivere un supplemento all’accordo di programma con il Ministero ci sono tempi di cui dobbiamo tenere conto – conclude Galasso – Mi auguro entro fine anno di terminare questo aspetto e partire con la prossima fase.

Purtroppo sono aspetti burocratici di certificazione molto complessi».
Il progetto preliminare per il parco, per il quale è prevista una spesa di 15 milioni di euro, è stato suddiviso in lotti funzionali, finalizzati a ottimizzare il processo di esecuzione e di completamento delle singole parti d’opera. Le aree fruibili si estendono per 43.385 metri quadrati dove saranno realizzati spazi per bambini, aree concerti, aree per i cani, spazi per lo sport, orti sociali.

Sarà costruito anche un ponte per scavalcare i binari e collegare il parco con via Amendola. Le aree fruibili contengono anche l’immobile “ex Bricorama”, dove si prevede di poter collocare una serie ulteriore di funzioni, culturali, museali e/o commemorative. Poi ci saranno delle aree non fruibili, quelle che dovranno essere sottoposte a un periodo di attività di monitoraggio ambientale, per la verifica di una eventuale presenza in atmosfera di sostanze volatili di amianto.

Dette aree di “forestazione urbana”, saranno interessate principalmente da alberature autoctone del paesaggio pugliese. In queste aree la scelta delle specie vegetali di progetto è finalizzata essenzialmente alla creazione di veri “boschi urbani”, dove si potrà in futuro passeggiare. «Siamo in continuo contatto con l’amministrazione comunale – spiega Nicola Brescia, del comitato cittadini Fibronit – Va bene gli aspetti burocratici e gli aspetti tecnici, ma ora dobbiamo andare avanti, cominciare a mettere mano alla realizzazione del parco. Non possiamo aspettare ancora». Il comitato si batte da 22 anni. «Abbiamo ottenuto i risultati sperati – continua Brescia – Ora manca l’ultimo tassello, che è quello del parco, abbiamo avuto la pazienza di aspettare, ora basta. E anche la Regione faccia la sua parte per reperire i fondi».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE