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La conferenza stampa dell’operazione “Omnia nostra”

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A Manfredonia, sulla costa foggiana, c’è sempre stata la tradizione di sorteggiare lo specchio di mare da destinare al mercato delle seppie, fino a quando, almeno dal 2017, i pescatori hanno cominciato a disertare il consueto rito annuale: con la mafia che aveva assunto il controllo dell’intero commercio ittico, non c’era più nulla da sorteggiare. «Il mare è nostro» dicevano capi e affiliati del clan Romito-Lombardi-Ricucci, finiti ieri in carcere su disposizione della Dda di Bari.

In 32 sono stati arrestati, 26 in cella e 6 ai domiciliari, nell’ambito dell’indagine ribattezzata dai magistrati «Omnia nostra», proprio per richiamare le intercettazioni nelle quali i sodali dell’organizzazione criminale dicevano «qui è tutta roba nostra“: dal commercio del pesce alla fornitura di vaschette di polistirolo e ghiaccio a Manfredonia, fino alla imposizione di assunzioni; dalla occupazione delle terre dei pastori di Mattinata per orchestrare truffe all’Inps e all’Unione europea sui fondi destinati al pascolo, al tentativo di accaparrarsi marchi dop per prodotti agroalimentari, come il caciocavallo, in realtà senza requisiti. Sono stati anche sequestrati beni per quasi 7 milioni di euro, tra mobili, immobili e due società.

L’indagine dei carabinieri del Ros ha documentato negli ultimi quattro anni la capacità del clan, per la prima volta riconosciuto come associazione mafiosa, di infiltrarsi nell’economia legale grazie a imprenditori compiacenti, quella “zona grigia» o «borghesia mafiosa», come l’ha definita il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, in grado di «rendere le mafie forti, consentendo loro di fare un salto di qualità, di passare dalla mafia della violenza alla mafia degli affari».

E mai nessuno, hanno rilevato le indagini, si è ribellato o ha denunciato.
«I marinai non ci sono più, sono tutti delinquenti» dicevano tra loro i pescatori, giustificando il proprio silenzio omertoso perché «quelli (gli affiliati al clan, ndr) vengono dalle masserie, dalle campagne, come uccidono gli animali, uccidono i cristiani, quando ti puntano sei morto», «io contro di quelli perdo, perdiamo tutti».

E proprio da Bari il procuratore De Raho ha rinnovato l’appello a denunciare.
«Se i cittadini non danno una mano, se non denunciano, se non si sollevano contro la pressione mafiosa – ha detto – lo Stato impiegherà tempo a debellarla, mentre con l’aiuto di tutti, anche in pochi anni, le mafie potrebbero essere totalmente annientate».
Il tentativo di infiltrazione nel tessuto sociale si era spinto fino al livello politico-elettorale.

L’inchiesta ha infatti rivelato un piano, sfumato a causa dell’arresto di alcuni sodali, per condizionare le elezioni comunali di Foggia del maggio 2019.
«Su Foggia, con calma, se ci sono degli amici, per adesso dici di non prendere impegni a livello politico per le prossime elezioni, che dobbiamo portare un paio di nostri amici.
Per adesso spargiamo la voce e raduniamo i consensi» è il passaggio di una intercettazione tra un esponente del gruppo mafioso e un imprenditore «amico del clan».

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