X
<
>

Il Consiglio regionale della Puglia

Condividi:
2 minuti per la lettura

Tutto come previsto. Nessuna sorpresa sul fronte del Trattamento di fine mandato (Tfm) dei consiglieri regionali pugliesi. La VII commissione Affari istituzionali ha approvato all’unanimità una nuova proposta di legge modificata, firmata da tutti i commissari e i capigruppo consiliari, che sarà portata in aula martedì prossimo.

La nuova proposta prevede che «a far data dal primo gennaio 2013, a titolo di contributo a carico del consigliere venga operata annualmente una trattenuta complessivamente pari al 24 per cento dell’indennità di carica mensile lorda» e «l’indennità deve intendersi quantificata nel limite di una indennità di carica mensile lorda per anno, per un massimo di dieci anni».

Tradotto, si è alzato l’accantonamento mensile dall’1 al 2 per cento. Poca roba. Nulla a che vedere con l’auspicata, da più parti, abrogazione dello strumento dopo l’approvazione del 27 luglio scorso, valida oltretutto retroattivamente. I componenti dell’assemblea dell’ente in carica dal 2010 al 2015 e dal 2015 al 2020 possono infatti così richiedere il pagamento arretrato per gli anni che vanno dal 2013 fino al 2020, periodo per il quale non era più prevista la liquidazione. Alcuni lo hanno già fatto. La misura rischia di pesare sulle casse della Regione per una somma che oscilla tra i 2 e i 5 milioni di euro.

I componenti della commissione ne hanno bocciato l’abrogazione richiesta con una proposta di legge dai consiglieri Antonella Laricchia (Movimento 5Stelle) e Antonio Tutolo (Gruppo misto). E si sono di fatto limitati a ratificare quanto già stabilito dai capigruppo dei partiti la settimana scorsa e si sono rifugiati nelle motivazioni già espresse dai capigruppo, dopo la convocazione della presidente del Consiglio Loredana Capone, quelle di adeguare la norma vigente al modello individuato nell’Intesa della Conferenza Stato Regioni del 6 dicembre 2012 applicato dalle altre Regioni.

Il tutto senza tener conto delle critiche piovute i giorni sorsi da più parti, a cominciare dai sindacati e dal governatore Michele Emiliano. «La montagna ha partorito il topolino – ha commentato Laricchia -, con l’emendamento approvato rimane la retroattività, seppur calmierata da quanto deciso nell’ Intesa Stato – Regioni e non si andrà oltre i 10 anni. Apprezzo l’originalità di aver definito il 24 per cento di trattenuta su una mensilità l’anno che di fatto sarebbe il 2 per cento mensile, molto lontano dalle percentuali di un lavoratore qualunque che si aggirano intorno al 7-8 per cento. Una presa in giro per i pugliesi, che quest’estate ci hanno chiaramente fatto capire che ne pensano del Tfm».

La consigliera pentastellata ha comunque annunciato che non finisce qui e che presto presenterà un altro emendamento per abrogare la legge «sperando-aggiunge-che come annunciato questa volta il presidente Emiliano appoggerà questa battaglia».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE