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Il Palazzo della Regione

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La nomina di 49 dirigenti di sezione dei Dipartimenti è un segnale: quello che i ritardi non fanno bene a nessuno. Lo dice Antonio Renna, segreteria azienda della Cgil alla Regione Puglia. «E’ stata una nomina tormentata – esordisce – Dopo i capi dipartimento, nominati anch’essi con grande ritardo. Non si tratta solo di un aspetto burocratico ma ha ripercussioni sull’attività amministrativa». La fase difficile del Paese non risparmia la Puglia. «Siamo alle prese con il Pnrr e la quantità di soldi da spendere e immettere nel circuito economico pugliese che è in forte sofferenza e abbiamo dovuto aspettare un anno per queste nomine».

Ma, prosegue Renna, non è tutto qui. «Bisogna nominare i dirigenti di servizio e poi toccherà ai funzionario apicali, ovvero il braccio operativo». Ci vuole pazienza e ce ne vuole tanta. «Questa giostra finirà a dicembre di quest’anno. La macchina, poi, dovrà cominciare a funzionare».
Ma i meccanismi utilizzati hanno lasciato molti insoddisfatti e contrari al metodo.

Lo conferma anche Renna che aggiunge: «La Cgil e tutti i sindacati contestano questo modello. Tre livelli dirigenziali sono eccessivi. Ne basterebbero due: capo dipartimento e dirigente di sezione».
In molte regioni, nel frattempo, la fase di organizzazione per affrontare questo passaggi sarebbe già stata avviata da tempo.

«Sono partite sia quelle, come la Campania, che hanno confermato il presidente della Regione De Luca, sia quelle che hanno visto una alternanza politica alla guida. Non è accettabile – prosegue Renna – che Emiliano succeda a se’ stesso, confermi il suo capo di gabinetto, il segretario generale e poi fa aspettare mesi per i capi dipartimento. Comprendo bene che si sia passati da sei a dieci, però molti sono stati semplicemente confermati. L’amministrazione regionale è pachidermica provocata da risvolti politici.

Il danno poi si ripercuote sulla collettività pugliese. Tutto è fermo, perchè la Regione dovrebbe programmare e legiferare, non gestire. E’ fondamentale ad esempio, comprendere dove allocare le risorse del Pnrr e seguire gli iter, non è semplice. Noi, in questo modo, abbiamo perso più di un anno e questo rallenterà tutto il resto fino ad arrivare al 2025 quando si voterà di nuovo e i pugliesi rischieranno di pagare in modo profondo queste scelte».

Impossibile non fare riferimento all’organico. «C’è una fuoriuscita massiccia del personale storico, assunti nell’80. E non si parla di turn over anche se l’assessore Stea in modo meritorio ha parlato di un maxiconcorso per 700 posti ma questo porterà via anni. E giarda caso, queste procedure vengono svolte sempre durante le campagne elettorali».

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