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Il ministro Colao

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La Puglia con il Pnrr riceverà due miliardi, tanti soldi vero, ma il punto interrogativo è uno: chi realizzerà i progetti e li porterà avanti nei tempi (brevi) imposti dall’Unione europea? Sì perché la Puglia, dati alla mano, è la regione italiana con meno dipendenti comunali in rapporto alla popolazione residente, e dovranno essere proprio gli Enti locali a farsi carico di non fallire un’occasione storica.

Chissà se di questo, oggi, sia Emiliano che Decaro chiederanno conto al ministro Colao e al sottosegretario alla Presidenza Garofoli, pugliese doc (è originario di Taranto). Oggi Bari avrà l’onore di essere la prima tappa dell’evento nazionale itinerante «Italia Domani – Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza» organizzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ma questo importante riconoscimento per il capoluogo pugliese non deve mettere in secondo piano le esigenze dei territori e le criticità che i sindaci si troveranno a dover fronteggiare.

A cominciare dalle piante organiche degli uffici comunali svuotate nel corso degli ultimi 15 anni. Per avere un’idea concreta di quella che è la situazione attuale, in Puglia ci sono solamente 3,81 dipendenti comunali ogni mille abitanti, maglia nera in Italia, in Toscana ce ne sono 6,42, in Emilia Romagna 6,06, in Piemonte 5,98. Il doppio. Nei comuni della Puglia lavorano 15.332 dipendenti, in quelli del Piemonte 25.730; in Emilia Romagna sono in servizio 26.786 lavoratori; in Veneto 24.519; in Toscana 23.933. La Campania, che pure conta 5,8 milioni di residenti, ha soltanto 29.106 dipendenti, poco più della Toscana che di abitanti ne ha 3,7 milioni. A detenere il record di dipendenti in rapporto agli abitanti è la Valle d’Aosta: 10,01 impiegati ogni mille residenti. Seguono tutte o quasi le Regioni a statuto speciali o Province autonome: Trentino Alto-Adige (8,95 dipendenti ogni mille residenti), Sicilia (8,72), l’eccezione Liguria (7,71), Friuli Venezia Giulia (7,16).

Dopo la sbornia per i miliardi che stanno per piovere, è il tempo di individuare soluzioni rapide per evitare che i soldi vadano persi perché non spesi. Basti pensare che nel 2007 i dipendenti comunali in Italia erano 479.233, meno di quindici anni dopo il personale in servizio negli uffici degli enti locali ammonta a 367.924. Glu uffici tecnici dei Comuni si sono svuotati, in 12 anni le piante organiche si sono assottigliate di oltre 112mila persone e a soffrire maggiormente sono i centri del Mezzogiorno. Lo mette nero su bianco l’ultima analisi del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato-Igop, datata 2018, uno studio che conferma le preoccupazioni dei sindaci del Sud: in vista del Pnrr mancano le risorse umane per realizzare i progetti milionari.

«Negli ultimi 12 anni – si legge nel report – il personale comunale in servizio ha subito una progressiva e sensibile riduzione. Se, infatti, nel 2007 ammontava a 479.233 unità, nel 2018 il valore si riduce del 23,2%. Le riduzioni percentuali più significative, pari al -3,2%, al -3,1% e al -4,0%, sono quelle rilevate nel passaggio tra il 2011 e il 2012, tra il 2014 e il 2015 e proprio nell’ultimo biennio: nel primo periodo, infatti, il personale comunale in servizio è diminuito, in valore assoluto, di oltre 14mila unità, nel secondo periodo di 13mila e nel terzo di oltre 15mila unità.

Anche ponderando il numero di unità di personale comunale in servizio per 1.000 abitanti nell’intervallo temporale osservato, si registra una riduzione del dato, passato da 8,04 nel 2007 a 6,10 nel 2018». Se è vero che la carenza riguarda tutta l’Italia, è anche vero che i problemi più seri si registrano al Sud, in particolare in Puglia.

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