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Il governatore Emiliano criticato dal centrodestra

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La vicenda finisce a Roma con una lettera indirizzata al premier Draghi e ai ministri Speranza (Salute) e Gelmini (Affari Regionali).«Per comprendere se le nuove disposizioni regionali siano in linea o in contrasto con il quadro normativo nazionale». Non si placano alla Regione Puglia le polemiche sull’ultima l’infornata di nomi del presidente Michele Emiliano per il riassetto del sistema sanitario regionale.

Tra moltiplicazione di incarichi e nascita di istituende aziende «zero» e «ospedaliere» che fanno infuriare l’unica opposizione al momento pervenuta. Quella di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni continua da giorni la sua battaglia solitaria tra i banchi di via Gentile, affondando l’ennesimo colpo: una lettera urgente al Governo e un’apposita interrogazione al presidente e assessore alla Sanità Emiliano. «Ma era proprio necessario portare da dieci a quattordici il numero delle aziende? O forse si tratta solo di operazioni per ampliare il proprio consenso politico-elettorale? – si chiede da giorni il capogruppo di Fdi Ignazio Zullo.

Nella sua lettera-interrogazione il consigliere regionale (medico di professione) elenca punto per punto tutte le contraddizioni normative della riforma. Tra queste c’è la nascita della cosiddetta «azienda della prevenzione» che sarebbe in aperto contrasto sia con il decreto legislativo 502/ 92, e successive modifiche ed integrazioni, sia con la legge regionale 26 del 2006, che fissano i paletti per il settore della prevenzione. In sostanza i dipartimenti di prevenzione devono essere direttamente gestiti dalle Asl di riferimento e non possono essere scorporati. Coordinamento che invece la Regione vuole specie in questa fase di pandemia. «Se Emiliano – sottolinea Zullo – crede in questa riforma allora ci dica se ha preventivamente informato la conferenza regionale della salute, la conferenza dei sindaci e soprattutto il consiglio regionale, che a questo punto dovrebbe riunirsi per modificare la legge regionale 26 del 2006».

Interrogativi che si estendono anche alla nascita di due nuove aziende ospedaliere-universitarie, il Vito Fazzi di Lecce (che sarà diretto dall’ex dg della Asl di Taranto, Stefano Rossi) e il San Cataldo di Taranto, già ribattezzato «l’ospedale che non c’è», ma per il quale il governatore ha già nominatoun commissario. Nella persona dell’ex parlamentare del Pd ed ex assessore regionale Michele Pelillo. I lavori del nosocomio dovrebbero terminare il prossimo 2 maggio, con oltre quattro mesi di ritardo rispetto all’iniziale consegna prevista per fine gennaio 2022.

«Ma per istituire delle aziende ospedaliere dopo la data del primo aprile 2000 – ricorda Zullo nella lettera – le Regioni devono preventivamente informare lo Stato purché siano rispettati almeno otto requisiti, indicati per legge, tra cui disponibilità di piano della contabilità e disponibilità di un proprio patrimonio immobiliare. Esiste uno studio preliminare sugli obiettivi di queste nuove realtà?».

Altri dubbi vengono sollevati sull’azienda che si occuperà della centralizzazione di appalti, gare e concorsi. Ma che nella vulgata regionale viene valutata come un’azienda necessaria «Per velocizzare e snellire tempi e procedure. L’interrogazione mira a comprendere non solo la visione programmatica e progettuale del presidente Emiliano sotto il profilo dei risultati e i benefici attesi per la Puglia e i pugliesi quanto la sostenibilità sul piano giuridico delle istituende aziende. Ed è per quest’ultimo motivo – conclude Zullo nella lettera – che siamo ad interpellare voi come rappresentanti dello Stato».

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